Ogni periodo storico ha compiuto identificazioni in tipi letterari determinati, alcune volte ai limiti del mito come avvenne per la vicenda di Orfeo, regolarmente celebrata, cantata e messa in scena dalla prima fase della poesia rinascimentale fino alla nascita dell’opera in musica e oltre. Nella sfaccettata situazione estetica della ‘Fin du siècle’ è altrettanto rilevante la costanza del riferimento al capolavoro di Maurice Maeterlinck, all’intuizione lirica di Pelléas et Mélisande (1892) che ossessionò i musicisti del tempo a varie latitudini.
Il corpus dei concerti per clavicembalo di Bach risale al periodo di Lipsia, al periodo dell’educazione dei figli, due dei quali riconosciuti fra i maggiori esponenti dello sviluppo dell’arte clavicembalistica settecentesca.
La musica che arriva al pubblico non è soltanto il risultato di un processo creativo individuale ma, al di là del suo significato come manifestazione del radicamento nel contesto collettivo della comunicazione, come frutto di un sistema di produzione articolato su vari livelli.
Fra le forme storiche di dittatura il nazismo si distinse per la ferrea applicazione di principî che, in campo artistico e culturale, non lasciarono margini di compromesso.
Antonio Stradivari (1644-1737), celebratissimo già in vita per la bellezza e la perfezione dei suoi prodotti, alimentò subito la fantasia popolare. I suoi violini, risultato di supremo artigianato, non poterono mai essere imitati da nessuno.
L’elisir d’amore è un capolavoro in più sensi. Lo è innanzitutto come momento emergente nel vasto corpus compositivo donizettiano, che ha tramandato al repertorio meno di una decina di opere sulla settantina effettivamente composte.
In verità «quando si esamina la personalità di Rossini, l’aureola dell’operista tende, e giustamente, a sovrapporsi a quella del vocalista» (Rodolfo Celletti) e non si riuscirà mai a disgiungere la sua personalità dal ruolo detenuto come fondatore di una scuola di canto generalizzatasi in tutta Europa.
Uno dei tanti modi di ripercorrere la storia è quello di farlo attraverso le canzoni.
Sui due concerti per pianoforte e orchestra di Chopin è troppo facile ripetere i giudizi formulati fin dal primo momento e vertenti sullo squilibrio strutturale nel precario rapporto tra solista e orchestra.
La prima occasione offerta in Svizzera di ascoltare una composizione dodecafonica fu il Festival della Società Internazionale di Musica Contemporanea, quando nel 1926 a Zurigo fu presentato il Quintetto op. 26 di Schoenberg.