Uno dei luoghi importanti che segnarono la formazione di Mozart fu Mannheim, sede di una corte il cui principe elettore è ricordato come protagonista di uno sviluppo culturale senza precedenti: per quanto riguarda il teatro nazionale tedesco, il Singspiel (cioè l’opera in lingua tedesca) e soprattutto la sinfonia grazie all’azione di Johann Stamitz e di Carl Cannabich.
Le ultime testimonianze di Beethoven nel campo della sonata (op. 109, 110, 111) compongono un quadro di severa unità: la loro composizione si situa sul breve arco che va dal 1820 al 1822.
Il destino ha voluto che, a distanza di pochi giorni l’una dall’altra, nel 2016 scomparissero due personalità rappresentative della musica d’oggi, Pierre Boulez (5 gennaio) e David Bowie (10 gennaio).
"La follia in musica".
La conferenza di Carlo Piccardi allo Studio 2 RSI di Lugano-Besso
http://www.rsi.ch/speciali/cultura/elogio-della-follia/Programma/Marted%C3%AC-27-settembre-2016-7160369.html
«Cantava la mia donna / che parea l’Usignolo, e l’Usignolo / cantava che parea la donna mia. /
Dopo Beethoven, ma già con Beethoven, le tappe evolutive della sinfonia si situarono prevalentemente nelle zone più tormentate della coscienza del tempo
Dopo la temperie espressionistica che vide la musica confrontarsi problematicamente con la realtà del tempo, l’evoluzione del dopoguerra, con gli obiettivi concentrati nella verifica strutturale del linguaggio seriale, parve abdicare di fronte al compito di testimonianza nei confronti della società.
La Settima Sinfonia di Anton Bruckner è l’opera che più delle precedenti rivela l’impronta wagneriana: l’Adagio, anche grazie al rilievo assicurato al quartetto di tube, si tramuta in un omaggio accorato alla memoria del grande operista morto proprio mentre il maestro era impegnato nella composizione di questo suo capolavoro.
Nella definizione del ruolo assunto da Petrassi nell’ambito della musica moderna italiana si è troppo presto indugiato a delimitare la componente «neoclassica» del suo stile,
In un poema del 1523 Hans Sachs descrisse l’opera riformatrice di Lutero come il canto dell’«usignolo di Wittenberg».