Come epigrafe alla sua ultima serie rimasta incompiuta, Le cento vedute del Monte Fuji, Hokusai volle venisse stampata una particolarissima dedica: “Dall’età di sei anni ho la mania di cercare la forma delle cose e da cinquanta anni pubblico spesso disegni. In quello che ho raffigurato in questi settanta anni non c’è nulla degno di considerazione.
Nell’arte del dettaglio è fondamentale il rapporto tra pieno e vuoto, con una netta prevalenza del vuoto. Noi ci sforziamo di accumulare, di aggiungere, di riempire, ma la cosa più difficile è fare spazio al vuoto, sia nella meditazione che in pittura.
Il termine Ukiyo-e designa un genere di stampa policromatica, impressa con matrici di legno, che fiorì nel periodo Edo, tra il Seicento e la fine dell’Ottocento nelle città di Edo (l’odierna Tokyo), Osaka e Kyoto, in corrispondenza della diffusione di una classe mercantile i cui costumi modificarono lentamente la rigida morale che fino ad allora aveva contraddistinto il popolo giapponese.
Negli anni Trenta del Novecento Alfred Barr, primo direttore del Museum of Modern Art di New York, allestì due mostre memorabili: Cubism and Abstract Art nel 1936, seguita da Fantastic Art, Dada and Surrealism nel 1937, una operazione critica che favorì un approfondito confronto tra gli artisti statunitensi e l’opera delle Avanguardie europee.
Non sempre un classico della letteratura si accosta alle discipline delle humanae litterae, ma può anche presentarsi come un gioco matematico, e assomigliare a un vero e proprio cubo di Rubik.
Nel cinema di Werner Herzog la Natura presenta una dimensione nel contempo mitica e materica, prodotto di racconti tradizionali e polo dialettico che impregna di sé i movimenti della cinepresa e gli snodi narrativi delle vicende, ispirazione ancestrale ed elemento centrale di assoluta libertà di improvvisazione sui luoghi reali di viaggi utopistici.
Se volessimo trovare un antesignano della scrittura contemporanea dovremmo sicuramente volgere le nostre ricerche verso Céline, con Viaggio al termine della notte del 1932.
Anche se spesso Jack London è più ricordato per la narrativa d’avventura destinata ai ragazzi, nella sua produzione c’è un caposaldo della letteratura americana.
“Roma è una città orizzontale, di acqua e di terra, sdraiata, ed è quindi la piattaforma ideale per dei voli fantastici.”“Perché anche girando, il film ti sfugge. Non è un film che tu fai, ma tanti film, un pezzetto per volta”
IO SONO UN FILO D'ERBA / UN FILO D'ERBA CHE TREMA
Gabriele Anaclerio dialoga con Antonello Faretta
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