• OFFICINA LETTERARIA
  • 21 Marzo 2022

    KEROUAC 100

      Mario Anaclerio

    Jean-Louis Lebris de Kérouac, poi per tutti Jack Kerouac, nacque a Lowell (Massachusetts) il 12 marzo del  1922, in una famiglia cattolica  di origine franco-canadese, e morì a Saint Petersburg (Florida) nel 1969, appena quarantasettenne. 

    Questo l'arco temporale entro il quale si consuma (è il caso di dirlo: ove in particolare si faccia riferimento al dato biografico relativo al suo ben noto status di alcoolista e dedito a stupefacenti) la vicenda esistenziale ed artistica di uno scrittore tra i “padri”, unitamente ad Allen Ginsberg e William Burroughs (con i quali a New York intraprende un profondo sodalizio umano e letterario), del movimento universalmente conosciuto come “Beat Generation” (il termine “beat” dovendosi intendere nell'accezione di chi è diverso, emarginato, “battuto” e sconfitto, anche se per una scelta esistenziale di estraneità nei confronti di una società soffocata dall'inautenticità, dal perbenismo, dal carrierismo e dal consumismo; ma beat anche come “ritmo” e slancio vitale o nel senso specifico che Kerouac vi ha aggiunto, come radice della parola “beatific”, la condizione salvifica che ha cercato per tutta la vita e non ha mai trovato). 

     GINSBERG KEROAUC CORSOAllan Ginsberg, Jack Kerouac e Gregory Corso

    Il centenario della nascita di Kerouac costituisce un'occasione utile a ripensare una Weltanschauung, una letteratura e, più in generale, un “fare” e “vivere” arte, che hanno influenzato notevolmente – tra gli anni '50 e '60 ed oltre del secolo scorso – l'immaginario, il costume e le aspirazioni ideali di giovani che hanno potuto riconoscere nel fenomeno a matrice statunitense una forma di radicale rinnovamento o sovvertimento di modi e valori culturali e sociali consolidati. 

     Illustration Stéphane PlassartJack Kerouac. Illustrazione di Jonathan Twingley

    Limitando qui necessariamente il discorso a pochi cenni illustrativi, in qualche misura, della figura e dell'opera (solo per alcune tappe) di JK, al di là della portata implicitamente “rivoluzionaria” del movimento a cui appartiene, si deve opportunamente rilevare (a nostro avviso) l'impostazione non ideologica (nel senso di non programmaticamente ascrivibile a rigorose premesse concettuali di ordine politico-filosofico-estetico) della sua produzione letteraria, ispirata piuttosto ad una visione fuori dalle regole ed individualistica della vita (“La beat generation non ha interessi politici: è un gruppo di bambini all'angolo della strada che parlano della fine del mondo”, cit. da “beats, ritratto della beat generation per immagini e parole”, minimum fax, 1999) nella quale si ravvisano gli influssi della sua religiosità infantile di cattolico che si incontra con il buddhismo, con progressivo cedimento esistenziale peraltro, nel tempo, all'isolamento e ad una condizione psicologica con tratti che sembrano venati anche di impulsi autodistruttivi.


    JACK KEROUAC 2

    Il suo primo libro, The Town and the City, romanzo-fiume sulla sua infanzia nel New England, fu pubblicato nel 1950. Il contatto con il mondo artistico newyorkese, contrassegnato dallo sperimentalismo di pittori e jazzisti, fu di fondamentale importanza per Kerouac che da loro avrebbe mutuato la tecnica da lui definita “prosa spontanea”. 
    La fama arrivò con la pubblicazione, nel 1957, del romanzo On the Road (a proposito del quale non può non ricordarsi come esso fosse stato scritto, nella sua terza e definitiva stesura, in uno stile torrenziale ed allucinato, con una lunga maratona di tre settimane alla macchina da scrivere su un unico rotolo di carta di 36 metri, il leggendario “scroll”, ottenuto incollando con il nastro adesivo dei grandi fogli da disegno). 

     KEROUAC LEGGE ON THE ROAD
    Prima edizione americana di On The Road

    Che dire: Sulla strada (questo il titolo italiano) è stato il grande manifesto di un nomadismo inquieto, un testo sull'amicizia, le difficoltà dell'amore, la ricerca di se stessi, con l'esaltazione di una vita ribelle all'establishment e fautrice di un'assoluta libertà di costumi. 

    Il romanzo religioso-metafisico-ecologico I vagabondi del dharma (The Dharma Bums, 1958) è invece il resoconto del coinvolgimento dell'autore nel buddhismo Zen. È un libro che si colloca in un periodo, di qualche anno, per il resto connotato da una sostanziale stasi dell'attività dello scrittore.

    kerouac e Allen Ginsberg im Beat Museum San Francisco imagoDanita Delimont Allan Ginsberg e Jack Kerouac. Beat Museum, San Francisco. Imago: Danita Delimont

    La sporadica attività poetica di Kerouac culmina nei Mexico City Blues composti durante l'estate del 1956 (ma pubblicati nel 1959) nei quali emerge un completo abbandono alla gioia del ritmo, con moduli di schietta derivazione jazzistica. “Mexico City Blues è un grande classico. È un'opera originale, con un discorso molto personale, di una musicalità notevole. Un'opera di genio continuato, una suite di 242 poesie, come i Sonetti di Shakespeare, in cui Kerouac 'jezza' la lingua americana” (Allen Ginsberg).

     STRADE E TERRITORI PERCORSI

    Nel 1961, abbandonati gli ambienti di New York e San Francisco (altra sede di grande fervore intellettuale ed artistico), in una capanna poco lontana dalla costa californiana, in totale solitudine, JK scrisse uno dei suoi romanzi più sinceri ed intensi, Big Sur. “Il senso del fallimento, dell'inutilità d'ogni cosa irrompono prepotentemente in ogni pagina di un libro che per molti versi ricorda l'ultimo Fitzgerald” (C.A. Corsi, 1980). 

    I resti mortali di Jack Kerouac riposano all'Edson Cemetery di Lowell, ma il suo spirito certamente aleggia, pacificato, sulle autostrade infinite del cielo.