• Diario d'ascolto
  • 4 Giugno 2023

    LO SVILUPPO DRAMMATICO DELLA LAUDA

      Carlo Piccardi

    All’inizio del XIII secolo apparsa come espressione lirico spirituale (si veda il laudario di Cortona dove tra l’altro il testo letterario risulta già configurato insieme alla musica), la lauda evolve verso forme drammatiche quando è fatta propria dalle confraternite di disciplinati ad Assisi, nel cuore della cultura francescana. Sorti quindi in Umbria, ma diffusisi poi nelle zone limitrofe fino all’Italia settentrionale, i disciplinati registravano quel profondo movimento di conversione collettiva testimoniato da fra’ Salimbene de Adam da Parma in questi termini: «E cantavano litanie e lodi, militi e pedoni, cittadini e contadini, ragazzi e vergini, vecchi insieme coi giovani. In tutte le città d’Italia sorse questa devozione e facevano soste nelle chiese e nelle piazze e non cessavano mai di cantare lodi al Signore».

    In un contesto di relazioni culturali fortemente radicate nelle abitudini popolari è comprensibile che la lauda evolvesse sulla base di modelli popolari ed evidentemente profani. Come la ballata drammatica era a monologo e dialogo, così la lauda drammatica si profilò a monologo e a dialogo, con l’assemblea dei devoti sostituita alla ruota dei danzatori, con la differenza che in luogo della donna malmaritata, dell’amante geloso, della fanciulla in cerca di marito, parlavano il peccatore pentito, il devoto della vergine, ecc. In ambedue i casi assistiamo a un canto corale di gruppo che esprime da sé i personaggi creando, in rapporto fra di loro, il dramma.

    Cortona Biblioteca del Comune e dellAccademia Etrusca Ms. 91 è un codice musicale manoscritto italiano della seconda metà del XIII secolo
    Lauda di Cortona. Cortona, Biblioteca del Comune e dell'Accademia Etrusca, Ms. 91. Seconda metà del XIII secolo

    Per quanto profondamente spirituale, la tematica è sentita in termini terreni. La stessa pratica della flagellazione lo rivela. Come già gli studiosi hanno potuto rendersi conto, il significato della flagellazione (la «disciplina»), anche se simbolica, non è più quello custodito dalla tradizione ma quello personale sentito ed espresso dalle folle: matura l’idea secondo cui nel dolore fisico lo spazio e il tempo acquistano una intensità e una qualità tali da recuperare la distanza che separa l’umanità da Dio. La crescente devozione delle reliquie e del sudario, la mutata iconografia del crocifisso (che non raffigura più il Cristo trionfante, ma sofferente e umano) sono sintomi del medesimo sentire, come la figura della Madonna la quale, al di là del simbolo, è chiamata a suscitare una più forte partecipazione interiore e una crescente adesione psicologica agli eventi centrali della storia sacra, la natività e la passione. 

    Giotto Compianto sul Cristo morto
    Giotto, Compianto del Cristo morto. Padova, Cappella degli Scrovegni.

    A ciò si collega il capolavoro della tradizione laudistica, cioè il Pianto della Madonna di Iacopone da Todi dove in forma ormai compiuta ad apparire non è più il Cristo bizantino, stilizzato in formulari immobili da un millennio, ma il Dio-uomo che parla alla madre, che partecipa al dolore di lei, che la conforta e che le affida in Giovanni «figlio novello» la tutela della redenta umanità. La partecipazione al sacro evento è poi sottolineata in quelle laudi dove la patetica descrizione della passione per bocca della Madonna viene interrotta dalle commosse domande dei devoti. La fase più avanzata di questa evoluzione è il passaggio della rappresentazione dall’ambiente chiuso dell’oratorio, unicamente riservato ai confratelli e dove predomina il rito, alla chiesa davanti ai fedeli dove la forma assume direttamente la connotazione dello spettacolo con precisa distinzione tra attori e spettatori. Tale evoluzione, l’uscita dagli oratori nelle chiese e sui sagrati, è registrata nei libri di spese delle confraternite nella menzione dei compensi dati a falegnami, carpentieri, decoratori, sarti, calzolai e parrucchieri, che rivela già una complessa organizzazione. Per di più è ormai noto che determinate confraternite si assumevano i costi di cantori professionisti stabilmente chiamati a collaborare alle rappresentazioni. Evidentemente sussiste il problema della ricostruzione della parte musicale in grandissima parte persa. 

    Immagine di copertina: Giotto, Compianto del Cristo morto. Padova, Cappella degli Scrovegni. (Particolare)