• EDUCAZIONE, CHILDREN'S CORNER
  • 3 Gennaio 2020

    I VENTI E IL CIBO

    Se vi chiedessi “cos’è il vento?” come rispondereste? Vi siete subito accorti che rispondere a questa domanda non è affatto facile. La risposta l’abbiamo sulle labbra, ma poi, ripensandoci, subito ci accorgiamo che non ci soddisfa del tutto, che non è abbastanza precisa: quando pensiamo di averla afferrata improvvisamente ci sfugge via. Proprio come il vento. 

     

    Potremmo rispondere “il vento è l’aria che ci colpisce il viso”, oppure “è quello che fa muovere le foglie degli alberi”, oppure “è quando si solleva la polvere per strada”. Beh! E’ tutto questo, eppure ancora non abbiamo definito il vento.

    MANICA A VENTO
    Manica a vento

    Facciamo così: chiediamolo al colonnello Panzafloscia dell’Aeronautica Militare, servizio di Meteorologia. 
    ”Il vento? Che razza di domanda mi face.. mi fate!?” dice il colonnello “Non è mica facile definire il vento. Un momento che apro il Devoto-Oli.” 

    Tranquilli! Non è una minaccia da colonnello. Ve lo dico in un orecchio: il Devoto-Oli è un leggendario dizionario della lingua italiana, un libro che spiega il significato delle parole che usiamo. 
    “Ecco qua: dunque”, fa il colonnello, “Ehm! Ehm! ‘Il vento è un movimento più o meno regolare e violento di masse d’aria atmosferiche’, giusto!, ‘provocate da differenze di pressione tra punti situati su una stessa superficie di livello della gravità’, giusto perbacco, ‘ne sono caratteri distintivi l’intensità o forza (vento leggero, forte, teso, ecc.), la direzione (vento di tramontana, di ponente, di scirocco, ecc.) e l’andamento nel tempo (vento regolare, periodico, ecc.) nonché altri caratteri (vento caldo, freddo, umido, secco, ecc.).’ Giustissimo; proprio quello che volevo dire io. Ecco definito il vento. Oh! Sarete contenti, eh!?”. 

    IL VENTO E GLI ALBERI 

    Grazie signor colonnello Panzafloscia ma noi siamo piccini, dico io, siamo nuovi e il Devoto-Oli ci rende la mente rutilante di domande.
    Che ne sappiamo noi di masse d’aria, di differenze di pressione fra punti diversi e, soprattutto, di livelli di gravità!?
    Cerchiamo di mettere un po’ d’ordine e di capirci, noi piccini, qualcosa. 
    E, visto che qui c’incontriamo per parlare di nutrizione, cerchiamo di capire cosa c’entra il vento con le nostre gustose delizie mangerecce. 

    Cosa c’entra il vento con i nostri cibi? 
    Ebbene, consideriamo la Terra, il nostro pianeta, come un unico grande giardino: se visitiamo un giardino, presto ci accorgiamo che piante, fiori ed erbe non sono presenti dappertutto allo stesso modo. Nelle zone più assolate troveremo cactus, fichi d’India, origano, rosmarino: piante che adorano ricevere direttamente i raggi solari e che pertanto vivono bene al sole; in zone di mezz’ombra vi saranno iris e gigli, fucsia e begonie, petunie e peonie; le gardenie si ritirano in prossimità di fiumi e ruscelli, con i fiori preferibilmente all’ombra e le radici distese in freschi terreni teneri e umidi.

    Oltre alla luce solare e all’acqua, per la vita del giardino conta molto anche l’esposizione del terreno alla circolazione dell’aria e cioè ai venti: nelle zone più esposte cresceranno bene siepi e alberi dal fusto elastico in modo che ad eventuali colpi di vento possano flettersi ma non spezzarsi; luoghi più riparati e protetti saranno prediletti da piante più esili, più fragili, timide e timorose. 

    NINFEE
    Ninfee

     cactus montagne deserto
    Saguaro (Carniegiea gigantea)

    Noi sappiamo però, ce lo ha detto il colonnello Panzafloscia, che il vento ha molti caratteri, non solo quello della forza e dell’intensità: sappiamo che può essere caldo o freddo o asciutto o umido e soffiare da nord o da est o da ovest o da sud. Inoltre la massa d’aria ventosa può venire dal mare o dai monti o dai ghiacci o dai deserti; o da vulcani: se viene dal mare porterà con sé, sospese nel suo cuore umido, delle miscoscopiche goccioline di acqua salata e di tutte quelle sostanze che stanno nell’acqua di mare e che noi assaporiamo quando ci capita di bere mentre nuotiamo fra le onde; se la massa d’aria ha sorvolato un vulcano in eruzione trasporterà con sé polveri e vapori che magari avranno un odore di zolfo o di sodio, intenso e pungente. 

    Claude Debussy, un musicista francese che ha fatto delle acque, dei venti e della neve i soggetti preferiti delle sue composizioni, ha intitolato un suo preludio “Ciò che ha visto il vento dell’Ovest”. Diciamolo in francese, lingua naturale del compositore: “Ce que a vu le vent d’Ouest”. Non è più bello? Non suona meglio? 
    Ebbene, dite ai vostri genitori di cercare una registrazione di questo pezzo e di mandarla nell’hifi: ascoltatela e poi mi direte se non sentite nella musica un qualcosa che ci fa pensare alle acque, ai profumi e ai paesi visitati dal vento che soffia da Ovest. Guardate la partitura qui sotto; non vi sembra che le note, succedendosi nel rigo musicale, disegnino aria in movimento, un vento con le sue volute leggere e circolari?

      PARTITURA CE QUA VU LE VENT DOUEST

    I venti, quando arrivano nel nostro paese dopo lunghi viaggi, sono impregnati di odori di terre lontane e trasportano, nascoste e quasi impercettibili ai nostri sensi, sostanze che erano presenti su cose che hanno accarezzato con le loro mani immateriali e magiche. Se il nostro naso fosse sensibile come il tartufone di un cane da caccia potremmo avvertire, quando soffia un qualsiasi vento, se viene dalla campagna ricca di pollini e fiori o se ha attraversato distese marine o freddi ghiacciai; o se, carico di sabbie sottili, ha fatto suo l’ardore del Sahara. 

    Sono brezze leggere, diurne e notturne, cariche dei profumi di gelsomini e pitosfori, di fiori di arancio e di limone, di gigli spontanei e di rosa canina a informarci che è tornata la primavera; sono le essenze mielate dei tigli a dirci che siamo alle soglie dell’estate. E’ l’atmosfera che ci avvolge a scandire le stagioni: ce ne accorgiamo soprattutto in campagna dove l’aria è più pura ma, se siamo attenti e sensibili, può succedere anche nelle nostre città immerse fra mille olezzi. 

    Olezzi. Vi piace questa parola? Cercatela sul Devoto-Oli o sullo Zingarelli, altro leggendario dizionario della lingua italiana, un libro che spiega il significato delle parole che usiamo: vi saranno presentati significati, usi e citazioni che arricchiranno le vostre conoscenze.

    CLASSIFICAZIONE DELLE NUVOLEClassificazione delle Nuvole

    Ma torniamo alla Terra, al nostro stupendo giardino condiviso. E torniamo al cibo che vorremmo buono e anch’esso condiviso. Gli odori che avvertiamo nei venti appartengono a particelle che navigano sospese nell’aria: la loro grandezza può essere talmente piccola che non riusciamo a vederle se non con potentissimi microscopi, oppure può essere un po’ più discreta come per esempio quella di piccoli granuli di finissima sabbia. 

    Quando una massa d’aria si sposta generando i venti, anche tutte le particelle in essa sospese si spostano con lei: forse vi sarà capitato che un mattino, uscendo di casa per andare a scuola, all’improvviso avrete sentito il vostro papà lamentare: “Ma come!? L’avevo appena lavata...”. Cosa è successo? Una leggera pioggia notturna ha coperto di una crosta gialla la sua auto. Inutile arrabbiarsi, quella sottile crosta gialla è solo sabbia sottilissima che una massa d’aria, spostandosi verso Nord, ha portato fino a noi dalla lontana e splendida Africa. 

    Ma non crediate che i venti portino solo sabbia e odori; no no, cari piccini, i venti trasportano anche tantissime altre cose: piccoli insetti, ragni, spore, semi, pollini, sali, sabbie, ecc. ecc. ecc.. Tutte queste sostanze e questi esseri viventi, quando il vento si placa, vengono fuori dalla massa d’aria, scendono al suolo e vanno ad insediarsi nel terreno: se lo trovano accogliente e adatto alle loro abitudini di vita, vi si installano, prendono casa e continuano a vivere, operare e riprodursi. 

    SPORE SEMI NEL VENTO
    Pappi, semi di Dente di Leone (Taraxacum officinale)

    E’ come se fossero degli emigranti che, partiti da luoghi lontani, trovano alla fine un posto dove fermarsi e vivere. Questi vagabondi dell’aria, una volta scesi a terra, contribuiscono ad arricchire il terreno del loro patrimonio di sostanze e ne modificano i caratteri, rendendoli spesso più ricchi. Le piante che, come sappiamo, distendono le loro radici nel terreno, assorbono le sostanze depositate dai venti e le fanno proprie depositandole nel fusto, nelle foglie, nei fiori.

    C’è qualcuno fra voi che mangia insalate, verdure e frutta? Certamente sì. Ebbene ora sappiamo che al sapore dei nostri cibi e alla loro capacità di nutrirci contribuiscono anche le sostanze portate dai venti, da terre e da mari lontani.

    I venti sono dei veri giardinieri che distribuiscono un po’ quà un po’ là semi e sostanze, a caso: i venti sono sicuri che in qualche terreno qualche seme germoglierà e qualche pianta si nutrirà dei sali che l’aria trasporta e tutto ciò renderà più bella e varia la natura.

    NUMERO DI BEAUFORT

    ONDA CHE FRANGE

    SIMBOLI FORZA DEL VENTO
    La forza dei venti può essere misurata con uno strumento (anemometro) o valutata, in mare, tramite la Scala di Beaufort basata sullo stato del mare e sui caratteri delle onde.

    I bravi contadini sanno che le loro colture risentono dei movimenti dell’aria e certe volte aspettano con ansia l’arrivo di quelle che il colonnello Panzafloscia definisce perturbazioni atmosferiche: quando sentiamo che tali perturbazioni stanno arrivando noi, che viviamo in città, ci rattristiamo perchè è prevista pioggia durante il weekend; i contadini, al contrario, spesso si fregano le mani, felicissimi, perchè sanno che piogge e venti in arrivo finiranno per arricchire i loro campi.

    In Trentino-Alto Adige, ad esempio, dove si ottengono vini di qualità, profumati di frutta e fiori, i vignaioli aspettano tutti i giorni le brezze che dal lago di Garda risalgono di pomeriggio le alture collinari: questi venti leggeri, carichi di umidità e di essenze profumate renderanno più aromatiche le uve e il vino.

    Se la prossima estate andrete in vacanza al mare, fate la conoscenza con la macchia mediterranea. No! La macchia mediterranea non è quella che insozza le nostre magliette quando stiamo al mare; no! La macchia mediterranea è un tipo di vegetazione propria degli ambienti prossimi al litorale del mare Mediterraneo.

    ROSMARINO SELVATICO Emanuele Fior
    Rosmarino (Salvia rosmarinus)

    Ebbene, al mare, fra piante e arbusti del litorale, troverete facilmente il rosmarino. In certi posti di mare lo chiamano al femminile: ‘rosa marina’. Accostatevi alla pianta, accarezzatela quindi odorate le vostre manine; fate la stessa cosa con il basilico o con la menta: avvertirete profumi molto più intensi di quelli cui siamo abituati facendo la stessa cosa con le erbe cittadine acquistate al mercato o, peggio, al supermercato. Sempre al mare, passate poi dal contadino; chiedetegli di darvi dei pomodori, conditeli in insalata e mangiateli: il gusto sarà molto più pieno e i profumi più ricchi e più numerosi di quelli propri di colture cresciute al riparo dalle correnti aeree. Sono le brezze marine che spirano di giorno dal mare verso terra a portare quell’umidità salmastra che contamina terreni e piante e che ritroviamo come profumi e sapori nei nostri cibi.
    Lo avreste mai creduto!?
    Però! Questi venti....

    ONDA CHE FRANGE