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  • 20 Febbraio 2022

    LA BASILICA DI SAN CLEMENTE A ROMA

      Sandro Giuliani

    San Clemente, al quale è intitolata questa chiesa, è stato, secondo la leggenda del IV secolo, Papa al tempo di Traiano e da questi condannato all’esilio e ai lavori forzati in Crimea, ove fu martirizzato. Fu legato a un’ancora e gettato in mare. Sempre secondo la leggenda la sua cappella funeraria fu costruita in mare e pare che ogni anno le acque si ritirassero per consentire ai pellegrini di rendere devozione.

    Nell’VIII secolo i santi Cirillo e Metodio, su incarico di  Papa Nicolò I, si recarono sul Mar Nero e rinvennero le miracolose reliquie di Clemente insieme all’ancora e, su richiesta del Papa, le portarono in questa basilica esistente già dal IV secolo.

    1024px San Clemente 70

    Nel 1857 i padri domenicani irlandesi che ancora oggi gestiscono la chiesa avviarono gli scavi archeologici sotto l’attuale basilica, la svuotarono delle macerie accumulate per consolidare la basilica superiore e riportarono alla luce la precedente chiesa paleocristiana del IV secolo, ampliata successivamente nel VII secolo da papa Onorio I e nel IX secolo da papa Leone IV. Gli scavi proseguirono ed emersero edifici di età romana del I e del III secolo dopo Cristo. Grazie alla cura dei domenicani è possibile oggi visitare in un solo edificio la storia dell’arte e della fede della città di Roma.




    basilica san clemente interno

    La chiesa superiore, riedificata nel 1108 da papa Pasquale II sulle rovine della chiesa precedente distrutta dai Normanni nel 1084, si presenta come la tipica basilica medievale romana che neanche il restauro barocco effettuato dall’architetto Carlo Stefano Fontana fra il 1713 e il 1719 è riuscito ad alterare. Nonostante il rifacimento della facciata e del soffitto e l’aggiunta delle due cappelle laterali è ancora perfettamente riconoscibile l’originaria chiesa medievale, divisa in tre navate da antiche colonne di recupero, con l’originale il pavimento cosmatesco, i due amboni, la colonna tortile, il tabernacolo con colonne di pavonazzetto e infine la schola cantorum proveniente dalla basilica inferiore.

    SAN CLEMENTE NAVATA DALLALTO

    Entrando nella basilica, lo sguardo è attratto dal grande mosaico del catino absidale che rappresenta il Trionfo della Croce. Realizzato intorno al 1100 d.C., celebra certamente la grande vittoria crociata e la conquista di Gerusalemme del 1099. 
    La centralità della croce nel catino absidale aveva già avuto precedenti famosi come il mosaico della vicina chiesa di Santa Pudenziana o della chiesa di Sant’Apollinare di Ravenna.

    L’arco trionfale che inquadra il catino rappresenta il piano dell’aldilà, del paradiso. In esso, centrale, il Cristo Pantocratore benedicente è affiancato dai simboli dei quattro evangelisti e dai due apostoli romani Pietro e Paolo; a destra e a sinistra i profeti Geremia e Isaia; incornicia l’abside la scritta “Gloria in excelsis deo sedenti super thronum et in terra pax hominibus bonae voluntatis”

    basilica san clemente mosaico 696x470

    Lo spazio del catino absidale rappresenta lo spazio della storia umana e della quotidianità; è concepito come un prezioso arazzo, ricco di rimandi teologici e scritturali. Al centro, di fronte al Pantocratore, poco al di sopra di quattro ruscelli ai quali si abbeverano due cervi, cresce un cespuglio di acanto che si ramifica, riempiendo tutto lo spazio del fondo oro con girali vegetali che incorniciano santi, animali, scene di vita quotidiana, cesti di frutta, uccelli. Dal cespuglio di acanto germoglia una croce blu cui è appeso un Gesù sofferente; disposte sulla croce dodici colombe bianche, simbolo dei dodici apostoli. Accanto alla croce, vi sono Maria e San Giovanni Evangelista. Infine, più in basso, la teoria delle pecore presiedute da ’’Agnus Dei” e la consueta rappresentazione delle due città.

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    Alla base dell’abside, su un bordo blu inferiore, troviamo una scritta in latino che, tradotta, recita: “La Chiesa di Cristo paragoneremo a questa vite, che la Legge inaridisce e la Croce rinverdisce”. Questa scritta ci indirizza alla lettura teologica del mosaico. Riprende innanzitutto la polemica paolina contro la Legge, Il Vecchio Testamento, che ormai ha esaurito la sua missione ed esalta invece la buona novella che rinnova ed estende a tutta l’umanità il patto fra Dio e gli uomini. La chiesa che qui si identifica con la pianta di acanto (la vecchia Legge) da cui germoglia la Croce (la nuova fede) che, comprendendo nei suoi viluppi tutta l’umanità e la vita, le vivifica e le conduce alla salvezza, ricucendo lo strappo del peccato originale. Il Pantocrator approva e benedice.
    Alla base dell’abside un affresco con i 12 apostoli del XIV sec. Da ammirare nella navata sinisttra la tomba del conte de Basterot.

    Non si può lasciare la chiesa superiore senza aver prima visitato la cappella di Santa Caterina d’Alessandria affrescata da Masolino da Panicale con il contributo, pare, di Masaccio, morto poi a Roma all’età di 26 anni. 

    CAPPELLA LATERALE


    Storie di Santa Caterina

    Gli affreschi sulla parete di fondo raffigurano l’Annunciazione e la Crocifissione; sulla pareti laterali storie di sant’Ambrogio e di Santa Caterina d’Alessandria; sulla volta i Quattro evangelisti e Quattro dottori della Chiesa.
    Sono affreschi di grande qualità per il nuovo senso dello spazio e la comparsa della prospettiva; testimoniano il potente rinnovamento che stava avvenendo per opera degli artisti umbri, toscani e marchigiani (Masolino, Masaccio, Gentile da Fabriano, Pisanello), chiamati ad operare a Roma dai papi tornati definitivamente da Avignone.

    Chiesa inferiore

    La basilica antica del IV secolo sorgeva oltre 4 metri al di sotto della chiesa attuale ed è a sua volta sovrapposta a precedenti edifici di epoca repubblicana, tra cui un magazzino e i resti di un tempio del II secolo d.C. dedicato a Mitra. Quest’ultimo si trovava in una casa del I secolo d.C., probabilmente di proprietà di Flavius ​​Clemens, forse uno dei primi senatori romani a convertirsi al cristianesimo. Intorno alla metàdel terzo secolo la domus patrizia divenne il Titulus Clementis, la “domus ecclesia” dove celebravano le loro liturgie i primi cristiani. Probabilmente l’originaria intitolazione della chiesa si deve proprio a Flavius Clemens più che al leggendario papa martire del tempo di Traiano.

    TRE LIVELLI

    Alla fine del IV secolo, la piccola chiesa fu ampliata e assunse la forma di una basilica cristiana con una navata centrale e due navate laterali. All’inizio del V secolo fu costruita l’abside sopra il Mitreo del VI secolo, l’altare e la schola cantorum, ora nella chiesa superiore. Tra i secoli VIII e IX fu decorata con colonne di marmo e affreschi.

    Gli affreschi del primo medioevo presenti sono di notevole interesse storico e artistico. Molti di questi, della fine dell’XI secolo, descrivono scene della vita di San Clemente.
    Nel nartece, un affresco rappresenta il miracoloso ritrovamento di un bambino travolto un anno prima dalla marea nel Mar d’Azov, dove secondo la tradizione fu annegato San Clemente. 

    SC Affreschi del XI sec Miracolo mare DAzov

    Subito sotto è narrato il trasferimento a Roma delle reliquie di San Clemente ad opera di Cirillo, santo straordinario per l’attività missionaria condotta insieme al fratello Metodio fra i popoli Slavi e per aver adattato l’alfabeto greco alla lingua di questi consentendo loro di avere una letteratura e di entrare nella storia. Anche la tomba di Cirillo era in questa chiesa, vicina alle reliquie di Clemente.

    Sulle parete sinistra della navata centrale, un affresco racconta la leggenda di Alessio di Roma. Poco più avanti un affresco raffigura il miracolo di Sisinnio, altro episodio della leggenda di S. Clemente.

    L’affresco mostra il tentativo del funzionario Sisinnio di arrestare il Papa Clemente, sorpreso mentre sta celebrando la messa. Ma ecco il miracolo: gli sgherri si affannano a trascinare una colonna credendo di menare a forza il Papa, incitati a male parole da Sisinnio. Il racconto è molto chiaro, ma il pittore ha ritenuto di rafforzarlo aggiungendo dei “fumetti” ed è la prima volta che accade.

    SC A Sisinnio quando ancora era leggibile

    Questo il testo: Sisinium (scritta in orizzontale da destra a sinistra): «Fili de le pute, traite, Gosmari, Albertel, traite. Falite dereto co lo palo, Carvoncelle!», San Clemente (in verticale da sinistra a destra nei due intercolumni): “Duritiam cordis vestris, saxa traere meruistis”. Traduzione: Sisinnio: “Figli di puttana, tirate! Gosmario, Albertello, tirate! Carvoncello, spingi da dietro con il palo”, San Clemente: “A causa della durezza del vostro cuore, avete meritato di trascinare sassi». La prima parte è tutta in volgare, con chiare influenze romanesche. Da notare che le preposizioni articolate de le e co lonon esistevano nella lingua latina. La seconda parte è scritta in latino, 

    Il viaggio nel tempo non è finito. Scendendo al terzo livello si scoprono due diversi edifici risalenti al I e II secolo d.C. e collegati tra loro da un antico vicolo. Il primo, costruito con enormi blocchi di tufo e di struttura rettangolare è identificato con la Zecca dello Stato Romano, dove si producevano le monete destinate a tutti gli angoli dell’Impero; il secondo era la domus di un antico romano.

    la zecca 2 

    Nella domus, una sala a volta imita la spelonca ove il dio avrebbe effettuato il primo sacrificio del toro; al centro della sala un altare di marmo raffigura la tauroctonia e due portatori di torce, una puntata verso l’alto (l’alba), l’altra verso il basso (il tramonto), un serpente e una nicchia ornata di una volta stellata. Ai lati bancali di pietra destinati ai fedeli che qui consumavano il pasto sacro

    MARMO SOTTERRANEO

    Uscendo dalla sala, dietro un cancello prima della scala, in un locale chiuso a sua volta da un cancello, i resti dell’antico battistero.

     

    Note bibliografiche

    1. Leonard Boyle O.P., “Piccola guida di San Clemente. Roma”, Roma 1989
    2. Claudio Bottini, “La Basilica di San Clemente e i suoi sotterranei”, Il Quinto Cielo, Roma 2011 (www.ilquintocielo.it/Doc/SanClemente.pdf)
    3. Federico Guidobaldi, “San Clemente: gli edifici romani, la basilica paleocristiana e le fasi altomedievali”, Romae Apud S. Clementem, Roma 1992
    4. Il sito ufficiale della Basilica di San Clemente: www.basilicasanclemente.com/ita
      Per la vita di San Clemente: www.treccani.it/enciclopedia/santo-clemente in Enciclopedia dei Papi, 2000