• SCIENZE NATURALI E DELL’UOMO, ECOLOGIA
  • 23 Novembre 2022

    Per un'Estetica ecologica

    Nel 1964, Arno Penzias e Robert Wilson, lavorando con un nuovo tipo di antenna per microonde scoprirono casualmente la radiazione cosmica di fondo, l’eco del Big Bang, la data di nascita dell’universo lontana 13.7 miliardi dall’oggi.

     

    Da allora siamo immersi nel gran mare dell’essere, percorso da onde che costantemente ci raggiungono dallo spazio profondo.

    “All’inizio e per primo venne a essere il Chaos” scrive Esiodo nella Teogonia: pensò il Demiurgo di Platone a dare ordine alla materia informe del Chaos generando il Kosmos.

    BUCO NERO 

    Condizionati dai limiti percettivi dei nostri sensi, noi umani pensiamo che tutto, nell’estremamente grande o nell’estremamente piccolo, sia in equilibrio ordinato e armonico. Ma non è così.  
    La materia segue le leggi della meccanica quantistica, dominate dal caso e dal principio di indeterminazione: nulla sta fermo in natura, tutto vorticosamente evolve assumendo i più disparati stati,  le più diverse forme.
    Nell'apparente “ordine naturale”, tutto è in perpetuo divenire e, in relazione prossima o infinitamente remota, dialoga con tutto.

     TERRA DALLA LUNA

    Il 27 dicembre 1831, alle ore 14:00, la HMS Beagle, brigantino agli ordini dell’aristocratico ventitreenne Robert FitzRoy, lascia il porto di Plymouth per il suo secondo viaggio di esplorazione. A bordo il ventiduenne naturalista Charles Darwin.
    La Beagle torna in Cornovaglia il 2 ottobre 1836. Nel corso del lungo viaggio, in particolare durante la sosta alle Isole Galapagos, Darwin raccoglie molti dati e materiali sui quali successivamente elaborerà la sua teoria dell’evoluzione.

     BEAGLE

    DARWIN VIAGGIO

    Gli individui di una popolazione sono in competizione fra loro per le risorse naturali; in questa lotta per la sopravvivenza, l'ambiente opera una selezione. La selezione naturale sceglie i più adatti a sopravvivere in determinate condizioni ambientali: questi potranno trasmettere i loro caratteri ai propri figli.

    Charles Darwin scriverà: "Nella vita, con le sue diverse forze, originariamente impresse dal Creatore in poche forme, o in una forma sola, vi è qualcosa di grandioso; e mentre il nostro Pianeta ha continuato a ruotare secondo l'immutabile legge di gravità, da un semplice inizio innumerevoli forme, bellissime e meravigliose, si sono evolute e continuano ad evolversi". 
    Anche per Darwin, dunque, è un rapporto relazionale a qualificare la vita.

     DARWIN TEORIA

    Lynn Margulis intuì che nel lontano passato erano stati rapporti simbiotici a favorire l’evoluzione verso una maggiore complessità degli esseri viventi e, nel 1967, presentò la sua Teoria endosimbiotica seriale (SET) in cui dimostrò che le cellule eucariote, di cui siamo costituiti tutti noi, sono il frutto dell’evoluzione di rapporti simbiotici fra cellule e batteri procarioti, specializzatisi in processi fotosintetici (cloroplasto) e nella respirazione cellulare (mitocondrio). 
    La vita è, dunque, comunità, simbiosi, è la rete di relazioni che sta alla base degli ecosistemi.

    ALBERO DI DARWIN

    Le forme dei viventi e l'habitat in cui tali relazioni si realizzano riflettono gli equilibri naturali fra atmosfera, litosfera, idrosfera e, da oltre 3 miliardi di anni, la biosfera.
    Tali equilibri sono dinamici e varie volte, in passato, sono sensibilmente cambiati: quando le variazioni sono state più sensibili la biosfera è andata incontro a immani estinzioni.
    I fattori all'origine delle variazioni ambientali sono a volte astronomici (i moti della galassia e del sistema solare, le nutazioni terra-luna, l’inclinazione del piano dell’eclittica); a volte riguardano più propriamente il pianeta (l’alternarsi del magnetismo terrestre, variazioni dell’asse di rotazione, dinamica delle placche). 

    In cicli che durano milioni di anni, ciò che era continente può divenire fondo oceanico, ciò che era fondo oceanico catena montuosa, ciò che era all'equatore o ai tropici può ritrovarsi al polo nord o al polo sud. Carotaggi polari hanno rivelato tracce di pollini o residui di specie arboree nate tropicali

    PANGEA 1


    PANGEA 2 

    Il clima non ha mai smesso di modificarsi: con variazioni a volte lente a volte rapidissime, periodi glaciali si sono alternati a periodi più caldi, il livello degli oceani ha oscillato sempre fra innalzamenti e regressioni, catene montuose si sono innalzate e sono state spianate dagli agenti atmosferici. Le forme vitali sono apparse e si sono estinte. 
    Sul pianeta tutto, nel tempo, emerge per poi scomparire. Nulla in natura conosce l’immobilità.

    SAVANA 

    Circa 5 milioni di anni fa, quando, in un periodo freddo, le foreste dell’Africa hanno cominciato ad arretrare, i nostri antenati preumani si sono rifugiati nella savana e nelle praterie che cominciavano a formarsi. 
    Da circa 3-4 milioni di anni, sulla crosta di questo pianeta dagli equilibri instabili, poggia i suoi piedi l’uomo. Homo sapiens, e cioè tutti noi, è comparso circa 200.000 anni fa.
    Negli ultimi 12000 anni la nostra specie è passata dalla civiltà della pietra al sequenziamento del genoma.
    Noi sapiens siamo curiosi, geniali, capaci e dai comportamenti contraddittori.

    TREATHS 

    Negli ultimi due secoli l’uomo ha inciso pesantemente sugli ecosistemi terrestri alterandone gli equilibri, modificandone i caratteri naturali, riducendone la varietà e la numerosità delle forme di vita. La crisi attuale è dovuta alla liberazione di gas serra in atmosfera da parte dell'uomo. 
    La temperatura media del pianeta crescerà in questo secolo di un valore compreso fra 1.1 e 6.4 gradi centigradi con ovvie ricadute su habitat e specie viventi. Ne sta facendo le spese, come nelle precedenti estinzioni, la varietà e la numerosità delle specie viventi.

      CRISI DA RISCALDAMENTO

    La vita sta collassando nella sesta estinzione di massa causata dall’impatto cosciente di Homo sapiens: il tasso di estinzione delle specie è di 100-1000 volte superiore a quello naturale.
    L'International Union for Conservation of Nature (IUCN) afferma che 1/8 degli uccelli, 1/4 dei mammiferi, quasi 2/5 degli anfibi delle specie conosciute e monitorate sono entrati nella lista rossa delle specie in estinzione.

    PNAS

    Che fare?

    Due sono le risposte possibili: 
    Accettare la sesta estinzione come un fatto naturale
    OPPURE
    Cercare di correggere l’andamento della crisi scaturita dalle nostre azioni

    LOCARNO 2 

    La prima opzione poggia su alcune considerazioni:
    Natura e Ambiente non sono entità separate e distinte dagli esseri umani: noi siamo Natura. Il dualismo umano/naturale è oggi, dal punto di vista biologico, del tutto illusorio. 
    Noi siamo nati dalla Terra, siamo Natura anche quando adottiamo comportamenti distruttivi e se siamo noi la causa della sesta estinzione dovremmo accettarla come un evento scaturito da tratti propri della nostra natura. 
    Comparsa di nuove specie ed estinzioni fanno parte dei cicli naturali. E come tali vanno accettate.

    IPPOCAMPO

    La seconda opzione poggia sul fatto che tutti noi, alberi, esseri umani, insetti, uccelli, batteri discendiamo da un unico antenato, come già Darwin aveva supposto: siamo Comunità. 
    "La vita è un insieme di reti incarnate" e vogliamo che continuino ad esistere. Vogliamo salvare il pianeta e la vita nelle sue molteplici forme. 

    Per far ciò, la nostra etica dovrà essere quella dell’appartenenza alla Comunità della vita e contrastare le azioni umane che stanno alterando e annientando le reti biologiche planetarie.
    E anche questi tratti virtuosi sono nella nostra natura.

    REFLETS 

    Ma spesso, proprio per la nostra natura in cui coabitano, come in Schumann, l’io riflessivo di Eusebio e quello esuberante e impetuoso di Florestano, abbracciare pur consapevolmente un’etica dell’appartenenza può non essere sufficiente a rendere virtuosi i nostri comportamenti.

    Oltre l’etica, è necessario sviluppare una capacità di percepire e godere le reti di relazione fra i viventi e il loro habitat per raggiungere una comprensione più sofisticata della Natura, qualcosa che si radichi profondamente in noi, che ci faccia approdare, come Isotta nel finale del Tristano, alla «palpitante pienezza del respiro del mondo» e, in tal modo, attraverso un coinvolgimento emozionale e sensibile, potenzi la nostra motivazione indirizzata alla cura fedele della natura.

    E’ necessario sviluppare un’Estetica ecologica e cioè la capacità di percepire la bellezza nella comunità della vita.
    Il termine “Estetica ecologica” rimanda all’idea che la soddisfazione estetica che proviamo di fronte alla natura possa costituire un’ulteriore motivazione a favore della sua salvaguardia.

     ORIGLIO 2

    L’Estetica ecologica non è l’esperienza percettiva tout-court, è piuttosto un’esperienza che orienta e organizza il sensibile in funzione di un apprezzamento personale, è un riconoscimento di valore indirizzato non solo all’ambiente come entità fisico-biologica, ma all’ecosistema e cioè alle specie viventi e al loro rapporto relazionale con gli altri viventi e con l’ambiente fisico.
    Su tale esperienza intervengono costellazioni di fattori. 

    Nell’apprezzare un ambiente naturale noi ci lasciamo guidare anche da ciò che sta prima, dietro e oltre quello che vediamo, per esempio, legando la natura che osserviamo a dati storici, letterari o mitologici.
    (Cheryl Foster, The narrative and the ambient in environmental aesthetics, in The aesthetics of natural environment, 2007). 

    Questo modo di guardare alla natura è molto vicino a quanto elaborato nel concetto di «Paesaggio».

    Il Paesaggio, infatti, non è mai soltanto natura. A esso concorrono la natura e la storia dell’uomo, delle azioni con le quali l’uomo segna e modifica l’ambiente in cui si trova a vivere, dall’abitare alle espressioni artistiche. 

    NAVE SUL NILO 

    L’esperienza estetica nasce da ciò che i nostri sensi percepiscono di uno spettacolo naturale: tali percezioni impattano con la complessità del nostro essere, con la nostra educazione sensoriale e sentimentale, con la nostra storia, con le nostre conoscenze, figlie del tempo in cui viviamo, e si arricchiscono di significati personali, storici, sentimentali.

     SASSO LUNGO

    Nel percepire, ad esempio, un paesaggio montano, la nostra esperienza estetica diventa più piena e ricca se siamo capaci di risalire alla sua storia naturale: individuare la tipologia delle rocce, risalire all’epoca della loro deposizione, supporre il loro luogo di origine, la natura delle forze che le hanno innalzate dal fondo marino all’altitudine attuale. 

    L’esperienza è più ricca se siamo capaci di seguire il disegno dei rilievi, delle valli, dei corsi d’acqua e comprenderlo come risultato delle forze della Terra e dell’azione degli agenti meteorici, saperne riconoscere i condizionamenti e le modifiche imposte dall’arrivo e dalle azioni dell’uomo, i caratteri degli habitat e degli ecosistemi, la vegetazione e la fauna ospitate e dedurne la rete di relazioni.

     PIZ BOE 2

    Siamo più ricchi se siamo capaci di leggere la trasformazione dovuta al corso del Tempo.
    La ricchezza dell’esperienza estetica è riferibile al grado di "risonanza" che le nostre percezioni sensoriali, le nostre cognizioni e, come dice Proust, l’immane edificio della nostra memoria suscitano in noi: a quante più emozioni affollano il nostro sentire.
    E tale risonanza è tanto più alta quanto più ricca è l’educazione che ci è stata impartita e il cui affinamento, il cui spessore è nostro compito curare, aggiornandola e dedicandole la nostra attenzione durante tutto il corso della nostra vita.

     PIZ BOE

    Come scrive Massimo Venturi Ferriolo, abitare è radicarsi nello spazio, costruire case e comunità, realizzare spazi condivisi, prendersene cura amministrandoli: è la casa, è l’oikos, il nucleo originario di un paesaggio. Abitare è anche condividere i valori di una comunità, avvertire un senso di appartenenza, vivere nelle sue dinamiche, nella sua etica, nella sua letteratura, nelle sue architetture.

    WW CENTER

    Passato, presente e futuro, come segni, testimonianze e proiezioni sono contemporaneamente presenti nella trama del paesaggio.

     TIMES SQUARE

    Indicata l’estetica ecologica quale modo di approccio alla natura, al Paesaggio, rimane da definire la visione che sottende il tutto. 

    La visione è il benessere psicofisico degli abitanti, è vivere il tempo della nostra vita nella qualità del rapporto e nella bellezza, è spendersi per conservare qualità e bellezza naturale e tramandare alle future generazioni la nostra visione del mondo.
    Il benessere psicofisico degli abitanti lo si realizza curando le condizioni ambientali e i rapporti sociali, economici e lavorativi, riconoscendo gli altri e le loro azioni, condividendo e promuovendo una serena cultura di convivenza.

     CARNEVALE A NIZZA

    Oggi alla crisi ambientale planetaria si accompagnano crisi sociali, anch’esse piuttosto diffuse sul pianeta. Tutto ciò crea problematiche che si estendono sul futuro di coloro che ci seguiranno.

      ORSETTO ROTTO

    Noi che oggi abitiamo il pianeta abbiamo il compito di conservarne i tratti, di proteggerlo dall’inquinamento, di contrastare lo sfruttamento delle sue risorse declinato nelle modalità correnti.
    Le cose e gli eventi rappresentati in natura e percepiti attraverso un’Estetica ecologica devono incoraggiarci a individuare e realizzare una politica indirizzata a proteggere il Paesaggio e a preservarne responsabilmente i caratteri per tramandare questa immensa ricchezza alle generazioni future.

    PEZZI LEGO