• SCIENZE NATURALI E DELL’UOMO, ECOLOGIA
  • 7 Aprile 2022

    CRISI AMBIENTALE: LE SPERANZE E LA GUERRA

    Il cambiamento climatico è il risultato di stili di vita e di modelli di produzione e consumo adottati dall’uomo, soprattutto negli ultimi due secoli. Ad aprile 2022, la concentrazione di CO2 in atmosfera è di 418.8 ppm; dieci anni fa era di 394.1 ppm: una crescita di 24.7 ppm in dieci anni. 

    E’ quanto apprendiamo dall'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) pubblicato il 4 aprile 2022. È il terzo step del sesto rapporto di valutazione dell'IPCC (AR6), che sarà completato quest'anno e su cui torneremo non appena sarà reso pubblico.

    IPCC

    L'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è l'organismo delle Nazioni Unite per la valutazione della scienza relativa ai cambiamenti climatici. È stato istituito dal Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) e dall'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) nel 1988 per fornire ai leader politici valutazioni scientifiche periodiche sul cambiamento climatico, le sue implicazioni e rischi, nonché per proporre strategie di adattamento e mitigazione. Nello stesso anno l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato l'azione dell'OMM e dell'UNEP nell'istituire congiuntamente l'IPCC. Ha 195 stati membri.
    Migliaia di persone da tutto il mondo contribuiscono al lavoro dell'IPCC. Per i rapporti di valutazione, gli esperti si offrono volontariamente come autori dell'IPCC per valutare le migliaia di articoli scientifici pubblicati ogni anno per fornire un riepilogo completo di ciò che si sa sui fattori trainanti del cambiamento climatico, sui suoi impatti e rischi futuri e su come l'adattamento e la mitigazione possono ridurre tali rischi.
    L'IPCC ha tre gruppi di lavoro: Gruppo di lavoro I, che si occupa delle basi della scienza fisica del cambiamento climatico; Gruppo di lavoro II, che si occupa di impatti, adattamento e vulnerabilità; e il gruppo di lavoro III, che si occupa della mitigazione dei cambiamenti climatici. Dispone inoltre di una task force sugli inventari nazionali di gas a effetto serra che sviluppa metodologie per la misurazione delle emissioni e degli assorbimenti.
    Le valutazioni dell'IPCC forniscono ai governi, a tutti i livelli, informazioni scientifiche che possono utilizzare per sviluppare politiche climatiche. Le valutazioni dell'IPCC sono un input chiave nei negoziati internazionali per affrontare il cambiamento climatico. I rapporti dell'IPCC sono redatti e riesaminati in più fasi, garantendo così obiettività e trasparenza.

    Informazioni sul sesto ciclo di valutazione

    Rapporti di valutazione scientifica completi vengono pubblicati ogni 6-7 anni; l'ultimo, il quinto rapporto di valutazione, è stato completato nel 2014 e ha fornito il principale contributo scientifico all'accordo di Parigi. 
    Alla sua 41a sessione nel febbraio 2015, l'IPCC ha deciso di produrre un sesto rapporto di valutazione (AR6). Nella sua 42a sessione nell'ottobre 2015 ha eletto un nuovo Ufficio di presidenza che avrebbe supervisionato il lavoro su questo rapporto e sui rapporti speciali da produrre nel ciclo di valutazione. Nella sua 43a sessione nell'aprile 2016, ha deciso di produrre tre rapporti speciali, un rapporto metodologico e AR6. 
    Il contributo del gruppo di lavoro I al Sixth Assessment Report Climate Change 2021: the Physical Science Basis è stato pubblicato il 9 agosto 2021. Il contributo del gruppo di lavoro II, Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability, è stato pubblicato il 28 febbraio 2022.
    La relazione di sintesi conclusiva è prevista per l'autunno 2022.

    “Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono garantire un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti e il know-how necessari per limitare il riscaldamento globale", ha affermato il presidente dell'IPCC Hoesung Lee. 

    Limitare il riscaldamento a circa 1,5°C  richiede che le emissioni globali di gas serra raggiungano il picco al più tardi entro il 2025 e si riducano del 43% entro il 2030; allo stesso tempo, anche il metano dovrebbe essere ridotto di circa un terzo. Limitare il riscaldamento a circa 2°C richiede che le emissioni globali di gas serra raggiungano comunque il picco al più tardi entro il 2025 e si riducano di un quarto entro il 2030. La temperatura globale si stabilizzerà quando le emissioni di anidride carbonica raggiungeranno lo zero netto. Per 1,5°C, ciò significa raggiungere zero emissioni nette di anidride carbonica a livello globale all'inizio del 2050; per 2°C, nei primi anni 2070.

    “Sono incoraggiato dalle azioni per il clima intraprese in molti paesi. Ci sono politiche, regolamenti e strumenti di mercato che si stanno rivelando efficaci”, afferma ancora Hoesung Lee. “Se questi verranno ampliati e applicati in modo più largo ed equo saranno in grado di ridurre in larga misura le emissioni e stimolare l'innovazione".
    Sono parole che lasciano ancora sperare, basate sul fatto che, fra 2010 e 2019, sebbene la concentrazione media di CO2 in atmosfera sia la più alta mai registrata nella storia dell’umanità, è andato rallentando il tasso di crescita delle emissioni globali medie annuali di gas serra. E’ una prova che le azioni umane finalizzate a limitare l’aggravamento della crisi da riscaldamento possono avere effetti positivi sul clima. 

     PALA EOLICA

    Il rapporto evidenzia che in molti settori sono maturate situazioni utili a ridurre di molto le emissioni attuali: nell’ultimo decennio i costi legati alla produzione di energia solare ed eolica e delle batterie sono scesi perfino dell’85%; l’adozione di misure politiche e legislative ha migliorato l'efficienza energetica, ridotto i tassi di deforestazione e accelerato la diffusione delle energie rinnovabili.

    In seguito a ciò, oggi appare realistico riuscire ad ottenere che l’aumento della temperatura media planetaria al 2100 non superi la misura di 1.5-2 gradi centigradi; ma bisogna agire ora: senza riduzioni immediate e sostanziali delle emissioni in tutti i settori, sarà impossibile raggiungere tale risultato.

    Ridurre le emissioni in ogni settore significa abbandonare i combustibili fossili a favore di fonti energetiche alternative e pulite (idrogeno, solare, eolico, ecc.); rendere più efficiente la produzione industriale, attivare il ciclo della riutilizzazione, del riciclaggio dei prodotti e ridurre al minimo gli scarti; intervenire su edifici, aree urbane e trasporti; ridurre le emissioni dei settori zootecnico e agroalimentare; promuovere la silvicoltura al fine di potenziare cattura e stoccaggio del carbonio in natura.

    Fra le raccomandazioni più calde quelle relative al nostro stile di vita: promuovere politiche, realizzare infrastrutture, introdurre tecnologie che consentano di modificare il nostro stile di vita significa ridurre del 40-70% le emissioni di gas serra entro il 2050 e contemporaneamente migliorare la nostra salute e il nostro benessere. Soprattutto convertendoci a stili alimentari vegani o vegetariani o comunque basati sulle piante e sui loro prodotti, caldeggiamo noi.
    Tocca a noi tutti. Il rapporto mostra come agire ora può spostarci verso un mondo migliore, più equo e sostenibile ma, su tutto questo, incide e ancora di più inciderà nell’immediato futuro il conflitto fra Russia e Ucraina. La guerra fa impallidire le nostre speranze, ci disillude, ci allontana dal sogno, dal prenderci cura del mondo.
    Ma non demorderemo.

    miodottore