• SCIENZE NATURALI E DELL’UOMO, ECOLOGIA
  • 12 Febbraio 2020

    Geologia della Toscana e vino

      Maurizio Parotto

    Le forme e i terreni della Toscana portano impressi i segni di gran parte della storia geologica dell’Appennino: la figura 4 ci può aiutare a mettere a fuoco questa parte di storia.

    Le rocce che hanno formato l’ossatura dell’Appennino toscano si sono accumulate come sedimenti marini lungo un tratto del margine del piccolo continente Adria, bagnato dall’Oceano Ligurepiemontese.

      GEOLOGIA- FIG 4

    A ridosso del continente, sia nella zona costiera, sia nella fascia di mare aperto più vicina, si sono accumulati strato su strato, nel corso di oltre 150 Ma, oltre 2000 metri di sedimenti, in prevalenza calcarei, e poi marnoso-argillosi e silicei; nella fase finale si sono aggiunte molte centinaia di metri di sabbie, in strati e banchi. I geologi hanno chiamato quell’antica fascia di mare “Dominio toscano”.

    Più al largo si estendeva la crosta oceanica, di origine magmatica (lave basaltiche, con la tipica struttura «a cuscini» che rivela la loro formazione attraverso effusioni sottomarine). Su quelle rocce si sono deposti tipici sedimenti di fondo oceanico: argille abissali (ceneri vulcaniche, polveri eoliche, micrometeoriti), fanghi silicei a radiolari, fanghi calcarei, argille e calcari marnosi. Anche questi sedimenti furono coperti da grossi spessori di sabbie. I geologi hanno chiamato quell’ambiente “Dominio ligure-piemontese” (o semplicemente «ligure»): i due dominî sfumavano uno nell’altro.

     GEO-64246-altamaremma

    Quando, alla fine dell’Era mesozoica e nel corso dell’Era cenozoica, iniziò la deformazione della fascia di crosta coperta dall’Oceano Ligure-piemontese per il progressivo avvicinarsi dell’insieme Africa-Adria all’antico continente europeo, il primo a muoversi fu il dominio ligure. Mentre gran parte della crosta oceanica sprofondava nel mantello, i sedimenti oceanici, trasformati in rocce, si laceravano in grossi lembi, chiamati «falde», che scivolavano verso Est, accavallandosi una sull’altra e sovrascorrendo sopra le rocce del dominio toscano.
    Alle rocce sedimentarie si mescolavano frammenti di crosta oceanica basaltica, note come «ofioliti». Successivamente anche le rocce del dominio toscano sono state suddivise in falde e traslate ancora più a Est, trascinando con loro le falde liguri che le ricoprivano. Una parte di queste ultime è stata disarticolata e scompaginata in tal modo dai ripetuti movimenti, che ha finito per formare ammassi di rocce di aspetto caotico, in genere indicate con il nome di «argille scagliose», che ora si trovano sovrapposte o intercalate alle falde toscane.

      GEO-OFIOLITI

    Il risultato di questi processi di «impilamento» è stato un edificio montuoso emerso, costituito da un mosaico di «unità toscane» e di «unità liguri» giustapposte e frammentate, in un disordine in apparenza senza logica, ma in realtà in rapporti molto complessi. L’aspetto della futura Toscana era ancora molto diverso dall’attuale.

     TOSCANA-FIG 11

    Con il Miocene superiore (circa 5-6 Ma fa) il progressivo assottigliarsi e sprofondare della crosta coinvolse un ampio settore della catena appena emersa (che allora era ben più estesa verso Ovest): tagliata da grandi faglie in lunghi blocchi variamenti disarticolati, in parte fu sommersa dalle acque del nascente Mar Tirreno (i suoi resti sono stati trovati in sondaggi al largo della costa), in parte fu ridotta a quote così basse che il mare cominciò ad avanzare verso Est, invadendo i settori più bassi con bracci poco profondi (figura 11).

    In quest’ultimo settore le unità liguri e toscane emergevano come un arcipelago e, dove il mare le sommergeva, furono ricoperte da ghiaie, sabbie, argille e anche da depositi evaporitici (come i ben noti «alabastri gessosi» di Volterra).

    GEO-alabastro-di-Volterra-01

    Nel Pliocene medio (circa 3 Ma fa) il mare raggiunse la massima estensione, fino a lambire la parte più elevata della catena montuosa emersa (Monti del Chianti); altri depositi si aggiunsero ai precedenti, soprattutto sabbie e argille, come le famose «crete senesi» e monte Falterona - Pratomagno.

    GEOLOGIA-CRETE SENESI

    Più a Est, all’interno della catena montuosa rimasta emersa per le sue maggiori quote, si erano formati alcuni settori sprofondati che ospitarono grandi laghi: sabbie, argille e ligniti colmarono con il tempo quei laghi, la cui estensione è oggi riconoscibile nella parete pianeggiante del Valdarno e della Valdichiana (figura 12).

     TOSCANA-FIG 12

    Con il ritirarsi del mare la Toscana si avviò ad assumere l’aspetto attuale e le aree emerse subirono i processi di modellamento superficiale, che operò selettivamente sui diversi tipi di rocce (più o meno erodibili) e fu fortemente condizionato nelle forme del paesaggio che nasceva dalle strutture «geometriche» delle falde.

     TOSCANA-CARTA GEO

    Il mosaico di colori della carte geologica permette di distinguere le aree pianeggianti della cimosa costiera e delle valli fluviali, le pianure interne dei grandi laghi estinti, la zona di colline dell’area parzialmente sprofondata e invasa da bracci di mare e i rilievi della catena di falde rimasta emersa.

     GEO-crete-senesi-CHIUSURA