• SCIENZE NATURALI E DELL’UOMO, ECOLOGIA
  • 2 Aprile 2021

    Erbe odorose ovvero Lamiaceae ovvero Labiatae

      Stefano Valente, Antonella Canini

    Cosa hanno in comune la Salvia domestica (Salvia officinalis L.), la Menta romana (Mentha spicata L.), il Rosmarino (Rosmarinus officinalis L.) e il Timo maggiore (Thymus vulgaris L.), ma anche il Camedrio siciliano (Teucrium siculum Rafin.), la Stregona dei boschi (Stachys sylvatica L.), la Falsa ortica bianca (Lamium album L.) e la Gattaia comune (Nepeta cataria L.)?

    Appartengono tutte a una stessa famiglia, quelle delle Labiate o più correttamente delle Lamiaceae. Perché più correttamente? Perché si devono rispettare i principi e le regole della nomenclatura botanica che sono stati sviluppati e adattati nel corso di numerosi Congressi Botanici Internazionali e riportati nel Codice Internazionale di Nomenclatura Botanica (ICBN).

    L’uso dei nomi scientifici è essenziale per una comunicazione su base mondiale efficiente e accurata dell’informazione tassonomica. Nel l’ICBN si stabilisce che i nomi delle famiglie sono basati sul nome di un genere tipo; per esempio Erica è il genere tipo delle Ericaceae, Rosa è il genere tipo delle Rosaceae.
    Per Otto famiglie è prevista un’eccezione in quanto i loro nomi sono di larghissimo impiego e ormai entrati nel linguaggio scientifico così che possono avere più di un nome corretto.
    Queste sono: Compositae (=Asteraceae), Cruciferae (=Brassicaceae), Gramineae (=Poaceae), Guttiferae (=Clusiaceae), Labiatae (=Lamiaceae), Leguminosae (=Fabaceae), Palmae (=Arecaceae) e Umbelliferae (=Apiaceae). Quello in parentesi è il nome secondo le regole ICBN.

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    Il nome Lamiaceae deriva dal genere tipo Lamium, mentre il nome Labiatae deriva dalla struttura della corolla, tipica della famiglia, i cui petali sono generalmente saldati alla base a formare un tubo diritto che si divide poi in due labbra (bilabiato): quello inferiore costituito di tre petali e quello superiore di due.
    Proprio per l’omogeneità di questo carattere e di altri che andremo a descrivere, la famiglia delle Lamiaceae fu una delle prime a essere ben distinta dai botanici.

    Descrizione della famiglia

    La famiglia delle Labiatae o Lamiaceae appartiene all’ordine Lamiales. E’ considerata monofiletica sulla base della posizione degli ovuli (attaccati lateralmente) e delle sequenze dei geni dei cloroplasti rbcL e ndhF.
    Le Labiatae comprendono un vastissimo numero di piante (258 generi e 6970 specie) la maggior parte delle quali sono xerofile, molte altre sono invece adattate agli habitat umidi, sia a quelli allagati stagionalmente che a quelli ripariali.

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    Hanno una distribuzione cosmopolita e moltissimi generi sono presenti negli Stati Uniti e Canada. Se escludiamo le regioni più fredde polari, le Lamiaceae sono ben rappresentate nelle zone tropicali, in savane montane tropicali e in regioni temperate.
    Nel Mediterraneo sono un elemento dominante della flora; molte specie coltivate derivano da antenati selvatici provenienti proprio da questa regione che infatti è stato il principale centro di domesticazione e coltivazione delle Labiatae.

    I principali generi sono Salvia con 800 specie, Hyptis  e Clerodendrum con 400 specie, Thymus con 350,  Plectranthus, Scutellaria e Stachys con 300, Nepeta e Vitex 250, Teucrium e Premna 200 e Callicarpa con 140 specie.
    L’habitus delle Labiate è rappresentato da erbe, suffrutici o frutici. In Brasile il genere Hyptis possiede anche specie arboree.

    Le specie di questa famiglia presentano un fusto spesso tetragono ovvero a sezione quadrata, per la presenza di fasci di collenchima posti agli angoli. Le foglie, di norma opposte, a volte verticillate, sono semplici, oppure lobate o settate, pennato o palmato-composte, con margini interi o serrati. Le stipole sono assenti.
    Su tutta la pianta, ma specialmente sulle foglie e sulle infiorescenze sono presenti peli ghiandolari, ricchi di oli eterei che emanano caratteristici aromi, e peli semplici, non ghiandolari.

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    I fiori ermafroditi sono, di regola, riuniti in speciali infiorescenze con asse principale indefinito, somiglianti a spighe, dette spicastri. Queste sono costituite da fascetti sovrapposti di fiori; ciascun fascetto è provvisto di 2 foglie bratteali e, talvolta, sono presenti bratteole alla base dei singoli fiori.
    Il calice, attinomorfo o zigomorfo, più o meno tubuloso, campanulato o rotato, comunque persistente e talvolta ingrossato nel frutto, presenta per lo più cinque sepali, connati.
    Nella corolla, sempre zigomorfa e gamopetala, i cinque petali sono fusi in una porzione inferiore tubulosa più o meno lunga e dritta, (chiusa talvolta in basso da un anello di peli, dritti od obliqui detti nettarostegio), e una porzione superiore generalmente bilabiata (Lamium).

    Nella corolla non bilabiata (es. Mentha, Lavandula) i cinque lembi della corolla sono subeguali fra loro e la corolla risultante è in apparenza formata di quattro petali. 
    La corolla unilabiata presenta invece un unico labbro, o perché i lembi corollini del labbro superiore sono appena accennati, come si osserva nel genere Ajuga, o perché i lembi corollini del labbro superiore sono confluiti in quello inferiore a formare un solo corpo, come in Teucrium.

    Gli stami sono tipicamente quattro (il quinto è quasi sempre abortito). Raramente i filamenti sono di lunghezza simile (Mentha), normalmente sono due più lunghi e due più corti (didinami). Anche la disposizione degli stami nel fiore ha carattere sistematico: per esempio in Thymus le antere sono poste alla massima distanza mentre convergono in Calamintha.
    Talora l’androceo si riduce a due stami come si osserva in Salvia e Monarda.

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    L’ovario, supero, è posto sopra un disco ghiandoloso ed è costituito da due carpelli con due ovuli ciascuno. Più tardi compare tra i due ovuli un falso setto e ogni loggia viene così divisa in due formando in totale quattro loggette monosperme.
    Il frutto può essere rappresentato da una drupa con 1-4 noccioli, da un baccello indeiscente e tetraspermo oppure da uno schizocarpo che si divide in quattro acheni o quattro drupeole.
    Lo stilo, generalmente uno stigma bifido, normalmente si diparte basalmente all’inserzione dell’ovario e vi passa attraverso (stilo ginobasico) oppure è terminale (Ajuga).

    I vistosi fiori delle Lamiaceae sono impollinati da api, vespe, farfalle, falene, mosche, coleotteri e uccelli.
    Il labbro superiore arcuato della corolla bilabiata serve a proteggere gli stami e lo stigma, mentre il labbro inferiore costituisce una piattaforma d’atterraggio ed è quindi spesso vistoso.
    L’impollinatore viene cosparso di polline sul dorso o sulla testa mentre cerca il nettare.
    In Ocimum invece, gli stami giacciono vicino al labbro inferiore e depositano il polline sulla regione ventrale dell’impollinatore. Gli stami di Salvia sono modificati ed espansi a formare una sorta di braccio a leva.

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    Generalmente l’androceo matura prima del gineceo facilitando così la fecondazione incrociata. Alcune specie di Lamium hanno invece fiori cleistogami.
    Nelle specie con frutto drupaceo la dispersione avviene ad opera di uccelli e mammiferi mentre le nucule contenute nelle specie con calice persistente sono scosse via per azione del vento o ingerite da uccelli o disperse dall’acqua.

    Come abbiamo già accennato le piante di questa famiglia possiedono una caratteristica basilare per la loro utilizzazione economica: si tratta della presenza di ghiandole, contenenti oli essenziali aromatici, diffuse in tutte le parti della pianta, particolarmente nelle foglie.
    Molte specie appartenenti a questa famiglia hanno così occupato da sempre un ruolo di primo piano nella tradizione medica popolare e ancora oggi rappresentano validi rimedi per le loro proprietà digestive, calmanti e toniche del sistema nervoso.  Molte di queste proprietà sono da ricondurre alla presenza di flavonoidi, acidi (ursolico, oleanoloico, caffeico, rosmarinico), tannini che conferiscono le proprietà sudorifiche, calmanti, carminative, gastriche, antisettiche, antimicrobiche e antiossidanti in generale.

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    La presenza di oli essenziali fa si che molte Labiatae trovino impiego in vari settori industriali come quello alimentare, nel settore profumiero ed erboristico e nell'industria farmaceutica nonostante oggi i più importanti costituenti dei loro oli (come mentolo, timolo, ecc.) vengano prodotti artificialmente per via sintetica.
    I semi oleosi di una labiata dell'Estremo Oriente, la Perilla (Perilla frutescens) forniscono un olio che trova impiego nell'industria cartaria e in tipografia.

    Fra le specie alimentari usate come condimento dei cibi si possono citare: il timo, il basilico (Ocimum basilicum), la salvia (Salvia officinalis) e il rosmarino (Rosmarinus officinalis), l'origano (Origanum vulgare), la maggiorana (Majorana hortensis), la santoreggia (Satureja hortensis) e la melissa (Melissa officinalis); da quest'ultima pianta si ricava un olio essenziale di sapore simile al limone, usato per bevande e in profumeria.

    Altre specie importanti appartengono al genere Mentha: Mentha aquatica, Mentha pulegium, Mentha spicata. Queste piante hanno un forte odore e sapore rinfrescante, per cui l'essenza che si ricava dalle loro foglie è usata come aromatizzante in pasticceria e in profumeria.

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    Molti generi presentano importanti specie mellifere, che forniscono nettare e polline per sostenere le colonie di api e produrre il miele. Di questi una delle specie più importanti è la Santoreggia montana (Satureja montana L.) che porta alla produzione di uno dei mieli monoflorali più ricchi di proprietà antiossidanti.

    La famiglia comprende numerosi generi, specie e cultivar di grande interesse ornamentale, ampiamente utilizzate nella progettazione di parchi e giardini e recentemente anche nella pianificazione di aree verdi urbane.  Lavandula, Mentha, Molucella, Ajuga, Nepeta, Perovscia, Stachys, Clerodendrum, Teucrium, Phlomis, Salvia e Thymus sono generi ben noti e molto apprezzati per il loro profumo e il loro piacevole aspetto.

    Tra le specie Stachys lanata L. è di grande valore ornamentale per la straordinaria colorazione grigia del suo fogliame e Salvia splendens Sellow ex J.A. Schultes, con la colorazione rosso vivace dei suoi fiori, è la specie più famosa e utilizzata in parchi e giardini. Il famoso paesaggista inglese Getrude Jekyll ha ampiamente utilizzato varie specie di Lavandula nella sua “mixed borders ".

      

    Elenco specie protette ‘Lista Rossa’

    Ogni specie vegetale rappresenta un universo a sé, un elemento indispensabile all’equilibrio naturale e alla vita di altre entità vegetali o animali.
    Sappiamo tutti delle minacce incombenti sulle foreste umide tropicali ma poco sulle sorti di altre formazioni vegetali, meno vistose ma non certo meno significative.
    In Italia sono gravemente minacciati ambienti quali la Macchia Mediterranea, la brughiera insubria, la torbiera, le formazioni riparie a Platano e a Oleandro e cosi via. Per denunciare lo stato di pericolo della flora italiana e fornire un valido strumento conoscitivo per i provvedimenti di carattere protezionistico, nel 1990 il WWF, sotto gli auspici del Ministero dell’Ambiente, e in collaborazione con La Società Botanica Italiana (SBI) ha pubblicato un ‘Libro Rosso’ delle specie della flora d’Italia.
    Nell’ultima edizione, quella del 1997, le entità segnalate a rischio, secondo le categorie codificate dall’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), sono ben 1011. Tra queste 28 appartengono alla famiglia delle Lamiaceae. Di seguito è riportato qualche esempio.

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    Ballotta frutescens (L.) J. Woods si rinviene in poche località della Liguria occidentale su rupi calcaree e luoghi pietrosi aridi ed è considerata rara. E’ l’unica labiata italiana con l’aspetto di arbusto spinoso.

    Dracocephalum ruyschiana L. è una specie rarissima, limitata a qualche stazione sull’arco alpino, su pendii aridi. Presenta interesse fitogeografico: è probabilmente un relitto terziario, reimmigrata sulle Alpi nel periodo caldo-arido dopo l’ultima glaciazione.

    Mentha requienii Benth. È una specie rara, endemica delle isole tirreniche (Isola di Caprera, Maddalena, Montecristo). La sua sopravvivenza allo stato naturale è legata alla conservazione degli ambienti umidi, in particolare ruscelli e sorgenti, dove forma tappeti compatti molto odorosi. Presenta proprietà medicinali come M. piperita.

    Scutellaria minor Hudson. E’ rarissima e nota solo in Piemonte, presso Ivrea, nel Mantovano e nel Bresciano. E’ considerata ‘minacciata’ perchè esposta a grave rischio d’estinzione in natura a causa delle bonifiche che hanno interessato gli ambienti umidi in cui vive. Rappresenta il limite sud-orientale dell’areale di diffusione della specie disgiunto però da quello a più ampia distribuzione.

     

    Bibliografia

    AA.VV., 2007. Botanica sistematica: un approccio filogenetico. Piccin Nuova Libraria, Padova
    Cappelletti C., 1975. Trattato di Botanica. UTET, Torino
    Conti F., Manzi A., Pedrotti F., 1992. Libro rosso delle Piante d’Italia.  Ministero dell’Ambiente, Ass. ital. per il WWF, SBI, Roma
    Conti F., Manzi A., Pedrotti F., 1997. Liste rosse regionali delle Piante d’Italia.  Ass. ital. per il WWF, SBI, Camerino
    Devecchi M.,2006. The use of Labiatae of ornamental interest in the design of parks and gardens. Acta Horticulturae, International Symposium “The Labiatae: Advances in Production, Biotechnology and Utilisation”, Sanremo, 22-25 febbraio 2006, pag. 51 – 58.
    Greuter W. et al.. 2000. International code of botanical nomenclature. Koeltz Scientific Books, Königstein, Germany
    Pignatti S., 1982. Flora d’Italia. Edagricole, Bologna

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    Glossario

    Achenio: frutto secco indeiscente, generalmente piccolo, con un tegumento sottile avvolgente l’unico seme

    Areale: area geografica in cui una determinata specie vive e si riproduce, nelle stazioni ecologicamente appropriate, allo stato spontaneo

    Baccello: frutto secco deiscente che si apre lungo la linea di sutura e lungo la nervatura mediana della foglia carpellare

    Calice: termine collettivo per indicare tutti i sepali di un fiore

    Carpello: struttura che contiene gli ovuli; uno o più carpelli compongono il gineceo

    Cleistogamia: fenomeno per il quale si ha autofecondazione non verificandosi l'apertura dei fiori.

    Collenchima: tessuto meccanico con funzione di sostegno, che si trova generalmente nei giovani tessuti dei fusti e delle foglie che si accrescono per distensione

    Connate: Organi della stessa serie (sepali, petali) uniti integralmente per formare una struttura unica

    Corolla: termine collettivo per indicare tutti i petali di un fiore

    Cosmopolita: si dice di specie presente in tutte le zone del mondo o almeno nella maggioranza di esse

    Drupa: frutto carnoso la cui parte esterna (esocarpo) è sottile e membranosa, quella mediana polposa (mesocarpo)  e quella interna, contenente il seme, legnosa o ossea (endocarpo)

    Flora: elenco delle piante che crescono in una particolare regione geografica.

    Frutice: pianta con numerosi fusti principali legnosi di dimensioni più o meno equivalenti  la cui altezza non supera in genere i  5 metri

    Macchia Mediterranea: è una formazione vegetale arbustiva costituita tipicamente da specie sclerofille, cioè con foglie persistenti poco ampie, coriacee e lucide, di altezza media variabile dai 50 cm ai 4 metri

    Monofiletico: gruppo composto da un antenato e da tutti i suoi discendenti, riconoscibile perché un carattere manifestatesi nell’antenato del gruppo è condiviso da tutti i suoi membri sebbene a volte in forma modificata (sinapomorfia).

    ndhF: gene che codifica per la subunità F della NADP deidrogenasi

    Olii essenziali: sostanze organiche di origine vegetale secreti dalle cellule ghiandolari, definite anche essenze, impiegate nella preparazione di prodotti di cosmetica e nell’industria alimentare

    Ovario: parte di un carpello contenente gli ovuli

    rbcL: gene che codifica per la subunità grande dell’enzima fotosintetico ribulosio-1,5-difosfato carbossilasi/ossigenasi (RuBisCO)

    Schizocarpo: frutti secchi che a maturità si frazionano in porzioni monosperme (tetrachenio delle Lamiaceae)

    Stami: parte del fiore che contiene il polline, formata da un filamento e un’antera (sacche polliniche)

    Stigma: parte del carpello che riceve il polline e ne facilita la germinazione

    Stilo: parte più o meno allungata del carpello interposta tra lo stigma e l’ovario. E’ specializzato per favorire (o impedire) l’accrescimento del tubetto pollinico

    Stipole: minuscole foglioline che si possono trovare alla base del picciolo in corrispondenza con l'inserzione sul ramo.

    Suffrutice: pianta con base legnosa e parte superiore erbacea

    Xerofita: pianta adattata a condizioni di aridità

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