• Diario d'ascolto
  • 20 Marzo 2023

    CAVALIERI: RAPPRESENTAZIONE

      Carlo Piccardi

    Nato a Roma nel 1550 il nobile Emilio de’ Cavalieri si trasferì a Firenze nel 1588 dove ottenne dal granduca la sorveglianza su tutte le attività artistiche di quella corte. Nella capitale toscana il musicista nobiluomo fu impegnato, accanto a Luca Marenzio, Cristoforo Malvezzi, Giulio Caccini, Giovanni Bardi e Jacopo Peri, alla composizione dei celebri intermezzi per La pellegrina commissionati per celebrare le nozze di Ferdinando I nel 1589.

    Nella città dei Medici Cavalieri divenne uno dei primi e principali fautori del «recitar cantando» sperimentato in una serie di favole pastorali rappresentate a corte fra il 1590 e il 1595 e messo a punto nella Rappresentazione di anima e di corpo che, eseguita a Parma nel febbraio del 1600, precedette di qualche mese quella che è giustamente considerata come il primo documento artistico nella storia del melodramma nato appunto all’insegna del «recitar cantando», vale a dire L’Euridice del Peri. Ancora oggi non ci si può avvicinare all’opera del Cavalieri senza risalire all’Euridice di Ottavio Rinuccini messa in musica da Jacopo Peri che, oltre a segnare l’inizio ufficiale del teatro in musica, fu pomo della discordia per gli stessi musicisti che furono accomunati negli intermedi medicei del 1589. 

    JACOPO PERIJacopo Peri 


    SPARTITO EURIDICE PERI

    Già quasi mezzo secolo fa Nino Pirrotta documentò come nel caso della Camerata fiorentina non si potesse parlare di movimento unitario. Nel suo importante libro successivo (Li due Orfei, Torino, Einaudi 1975), il musicologo ripropose il tema della disputa che vide Peri, Caccini e Cavalieri contendersi tra di loro il merito dell’invenzione del «recitar cantando». In particolare la premura del Caccini di rispondere polemicamente al collega con la stampa di una propria Euridice è giudicata dal Pirrotta come il riconoscimento dell’importanza detenuta dall’opera del Peri.

     EURIDICE CACCINI

    Allo stesso modo sono da considerare le recriminazioni del Cavalieri in una lettera al granduca Ferdinando I in cui il musicista, che non aveva avuto l’onore di essere incaricato di mettere in musica la poesia del Rinuccini ma che già nel 1600 aveva dato alle stampe la sua Rappresentazione, si arrogava il primato del nuovo genere rappresentativo.
    In realtà la composizione del Cavalieri risulta una stilizzazione dell’azione e dei dialoghi per meglio adattarli alle esigenze della danza e del canto, mentre le musiche del Caccini, pur dotate di capacità rappresentativa, rimangono testimonianze di una raffinatissima pratica di canto più che di scena, per cui, nella priorità data all’accento e alle necessità dell’azione sull’organizzazione musicale e nell’eloquenza realistica, a Jacopo Peri può essere riconosciuta la paternità di quello stile.

    RAPPRESENTAZIONE CAVALIERI

    Alla Rappresentazione del Cavalieri rimane il merito, anche se tal genere si sviluppò più tardi e a partire da premesse sensibilmente diverse, di essere stato il capostipite del genere dell’oratorio, mostrando di aver colto tempestivamente l’esigenza di dare anche all’espressione religiosa un ricettacolo artistico all’altezza dei tempi.

    Immagine di copertina: Bernardo Buontalenti, Bozzetto per l'Inferno, quarto intermezzo de "La Pellegrina" (1589). Parigi, Museo del Louvre.