• OFFICINA LETTERARIA
  • 7 Febbraio 2018

    Filtri d'amore e di morte: il pensiero magico nel teatro d'opera

      Vincenzino Siani

    La nostra visione del mondo, i modi attraverso i quali spieghiamo la natura evolvono con noi e con le nostre conoscenze; i tempi di tale evoluzione fisica e culturale sono assai ampi, “solenni”, per usare un termine legato al mondo musicale.

    Negli ultimi 200.000 anni Homo sapiens, nell’interpretare le cose della vita, è passato da un pensiero magico, proprio di una realtà popolata di presenze animistiche a un pensiero più razionale, che si vorrebbe tributario della logica.

    E tuttavia, nell’uomo tecnologico, convivono la “luce” della scienza e, nello stesso tempo, i retaggi di epoche lontane, di un mondo oscuro, “magico”.
    Come dice Faust “due anime vivono nel mio petto”.

    Intorno al mondo magico gravitano tuttora e fatturano (quando fatturano) maghi, cartomanti, fattucchiere, spiritisti, sensitivi, rabdomanti e così via.
    In Italia, nei primi sei mesi del 2013, il fatturato presunto dell’occulto, ha raggiunto 8,3 miliardi di euro; una proiezione al 2020 stima, per la Germania, una spesa di circa 35 miliardi.
    Le donne interrogano “i sapienti” per conoscere il futuro della loro vita sentimentale e della salute; gli uomini concentrano le loro domande su lavoro e denaro.

     Tristano e Isotta

    Illudersi sul presente e sul futuro può essere consolatorio.
    A volte attribuiamo a qualcuno o a qualcosa un potere “magico” capace di modificare l’esito di un avvenimento, di favorire il lieto fine in una situazione che si conosce problematica e dall’esito incerto.
    Spesso sono i filtri magici il mezzo cui ci si affida per indirizzare le cose della vita.

    I filtri sono preparati ottenuti da piante i cui principi attivi (spesso alcaloidi) sono diluiti in fluidi a preparare pozioni considerate da alcuni magiche, capaci cioè di indurre, in chi ne assume, la morte o tutte le affezioni, le nevrosi e i sintomi dell’amore.
    Sui filtri di morte c’è ben poco da dire: esistono e funzionano. Li chiamiamo anche “veleni”. Maggiore scetticismo l’uomo tecnologico usa verso i filtri d’amore; e, tuttavia, molti continuano a crederci.

    Tutto ciò non poteva non essere rappresentato nel teatro d’opera, così legato agli aspetti sensibili della vita, così pullulante di storie tetre e contorte.
    I filtri sono il motore di molte vicende: senza i filtri tante storie e tante trame terminerebbero con un banale lieto fine: non le tramanderemmo in miti e leggende, le dimenticheremmo; non ne avremmo traccia.

    L’intervento del magico nel teatro d’opera riflette, come in ogni altro ambito umano, la realtà sociale dell’epoca in cui l’opera stessa è stata composta: anche il teatro d’opera “è una forma sofisticatamente orchestrata di comunicazione, che diffonde i valori, le credenze e i principi pragmatici che caratterizzano nella sua interezza la cultura di una società” (R. Barthes).

    Ecco alcuni esempi paradigmatici.

    In Capuleti e Montecchi, tragedia lirica in due atti, musica di Vincenzo Bellini, libretto di Felice Romani, si narra di Romeo e Giulietta, sebbene il libretto sia abbastanza infedele alla tragedia di Shakespeare.

    In Shakespeare Frate Lorenzo è un naturalista, un botanico esperto, capace di isolare dalle piante dell’orto sostanze dalle proprietà farmacologiche, uno di quei monaci gioiosamente toccati da spirito scientifico negli orti dei monasteri, tradizione che porterà fino a Mendel e alle sue scoperte nel campo della genetica.

    Qui Lorenzo è il medico della famiglia Capuleti: è lui l’esperto che produce filtri.
    E’ Lorenzo che propone a Giulietta di bere il filtro che ne determinerà la morte apparente: lui avvertirà Romeo del fatto che Giulietta non è morta, come tutti credono, ma dorme profondamente e che, al suo risveglio, i due potranno lasciare Verona e vivere insieme la loro storia d’amore.

    da 1h 26’12” a 1h 29’36”

    Ma, ahimè, l’informazione non arriva a Romeo (black out informativo) che, raggiunta la tomba di famiglia Capuleti, si uccide con un veleno nel momento stesso in cui Giulietta si sta risvegliando e, visto Romeo morto, anche lei beve lo stesso veleno dell’amato suicidandosi per amore.

    Pertanto due differenti filtri, uno che induce il sonno l’altro la morte, muovono l’intera storia: senza i filtri non ricorderemmo la “triste storia di Giulietta e del suo Romeo”.

    In Elisir d’amore Donizetti e Felice Romani rappresentano il mondo contadino: Nemorino ne è il prototipo. Personaggio naïf, ingenuo e infantile, corteggia Adina, femmina e furba nel condurre la partita.

    ELISIR DAMORE LOCANDINA

    Dulcamara sguazza in questo mondo di creduloni, inclini a farsi soggiogare dal magico, peraltro confermato ogni giorno ai loro occhi dal ricorrente mirabile rinnovarsi della natura con la quale sono a stretto contatto.Una natura del 1830, un’agricoltura che non conosce applicazioni tecnologiche né fitofarmaci: è facile per Dulcamara convincere i villici delle proprietà portentose, magiche del suo elisir che, come lui stesso rivela, altro non è che vino di Bordeaux.

    da 31’20” a 37’47”

    Nemorino dovrebbe conoscere alla perfezione il vino perché, da contadino, sicuramente ne produce; eppure, anche all’assaggio, non lo riconosce: lo considera, infatti, un elisir. Lo ha affermato Dulcamara, figura che arriva fino a noi in veste di esperto di marketing pubblicitario così come riconosciamo in Nemorino la quintessenza del “consumatore”.

    Potenza del messaggio ex cathedra, capace di generare nell’uomo un corto circuito fra parola, immagine e psiche, una suggestione che trasforma la natura delle cose. Una magia.

      2 elisir 2018a

    In “Tristano e Isotta”, opera che Wagner terminò di comporre nel 1859 e che fu eseguita per la prima volta a Vienna nel 1865 (sei anni dopo), il magico assume toni drammatici: la passione amorosa ha in sé i germi della morte.

    Siamo nel 1859, in un mondo già pervaso dall’incipiente tramonto delle monarchie europee, da tensioni e ansie che sfoceranno prima della fine del secolo in tante rappresentazioni, in tanta arte e nella psicanalisi. Questa è l'atmosfera oscura e notturna del Tristano. 

    john william waterhouse 13 tristan and isolde

    Il filtro di morte preparato per Tristano è scambiato da Brangania con il filtro d’amore: i due giovani lo bevono e si innamorano perdutamente.

    da 1h 13’ 55” a 1h 20’ 07”

    Tuttavia, il filtro d’amore è l’oggetto su cui si scaricano gli indicibili sensi di colpa dei due amanti. 

    Tristano, amando appassionatamente Isotta, tradisce il suo amato re, al quale aveva giurato fedeltà, per il quale aveva affrontato il viaggio in Irlanda proprio per riportare a lui Isotta come sposa; Isotta, a sua volta, s’innamora perdutamente di Tristano, colui che le ha ucciso il promesso sposo. Come non provare in un caso e nell’altro profondi sensi di colpa?!

    Per i due il dolore è immenso ed è insopportabile, inconfessabile ammettere la volontaria e reciproca passione amorosa: si amano per effetto del filtro, non per loro volontà.

    E, tuttavia, il senso di colpa è così grande che solo la morte può pacificarli.

    “Nella palpitante pienezza del respiro del mondo, naufragare… affondare, inconsapevolmente…suprema letizia”, canta Isotta nel finale dell’opera.
    Naufragio ben diverso dal naufragare leopardiano o dall’Allegria di naufragi di Ungaretti…
    Il tema del filtro d’amore che ha aleggiato sin dall’inizio sull’intera opera, risolve armonicamente e si scioglie in un accordo finale solo dopo la morte degli amanti.

    In Rosenkavalier non è un filtro a guidare la successione degli eventi ma una rosa di una magia tutta particolare. Hugo Von Hoffmannsthal e Richard Strauss compongono un affresco del mondo gaudente e crepuscolare della nobiltà asburgica.

    SOPHIE KOCH DER ROSENKAVALIER F2A3931 c. Cory Weaver

    Preceduto da una spasmodica attesa, Octavian giunge a portare la rosa d’argento a Sofia, che il padre vuole dare in sposa al nobile e zotico Barone Bove di Lerchenau.
    Sofia, ricevuta la rosa da Octavian, la annusa per sentirne il profumo. Qui la magia sta nella stupita leggerezza delle parole dei due ragazzi, nella incantevole e naturale capacità di cogliere l’attimo: quando Sofia afferma che la rosa è profumatissima, Octavian non la mette sul magico ma la informa che, in effetti, sulla rosa d’argento è stata versata l’essenza preziosa di una rosa originaria dell’oriente.
    L’essenza non possiede alcuna misteriosa magia: ne conosciamo nome, proprietà, provenienza. Tuttavia, anche Octavian l’annusa e rosa e profumo sono galeotti nel far emergere la passione amorosa che contemporaneamente pervade i due giovani.

    da 8”20 a 13’40”

    Un colpo di fulmine senza magia che non sia la naturale attrazione l’uno per l’altro. La rosa è occasione, bugia, oggetto, prezioso perchè utile a liberare un naturale, gioioso, giovane sentimento.

    44366544 ROSENK

    E’ un progetto di giovani contro la decadenza del mondo passato rappresentata da Lerchenau e, diversamente, dolorosamente, dalla Marescialla che vede allontanarsi Octavian; nulla può contrastare il fluire del tempo che tutto porta via: giovinezza, bellezza e amore.
    Von Hoffmannsthal ha, come sempre, un sorriso malinconico, sottilmente ironico, ricco dell’eleganza del cuore; la musica di Strauss allude a un effetto magico senza magia, non trasceso.

    Nel teatro d’opera e nella vita sembra, pertanto, che i filtri magici abbiano una reale funzione utilitaristica in grado di risolvere le difficoltà esistenziali legate alle nostre insicurezze.

    Per i personaggi del teatro d’opera e non solo è importante affermare: quanto di discutibile e doloroso è successo non è dipeso da me. Ero sotto l’effetto di un filtro.

    tristan isolde700FINALE