• NUTRIZIONE VEGETARIANA, ALIMENTI, BISTRÒ
  • 3 Marzo 2015

    Osteoporosi: luce solare, cibi vegetali e calcio

      Luciana Baroni

    L’osteoporosi, la malattia delle ossa fragili, è una condizione patologica che rende l’osso assai vulnerabile a traumi di modesta entità; questi, seppur minimi, causano fratture che frequentemente interessano vertebre, femore e polso.

    L’osteoporosi non ha conseguenze cliniche dirette se non in associazione con un trauma in grado di causare frattura; tale abbinamento si realizza frequentemente in quanto questa malattia sviluppa in parallelo con il processo di invecchiamento dell’organismo. In età anziana si assiste alla compromissione “fisiologica” di funzioni, come la vista e l’equilibrio, importanti per evitare le cadute, nonché all’aumento dell’incidenza di patologie nervose a carico di funzioni cognitive e/o motorie, come la demenza, il morbo di Parkinson e gli esiti delle malattie cerebrovascolari.

    Chi è affetto da osteoporosi è, solitamente, in una condizione clinica che incrementa il rischio di caduta, e quindi di frattura.
    L’osteoporosi è tradizionalmente considerata una malattia da carenza di calcio e per questo si raccomanda, soprattutto alle donne dopo la menopausa, di combatterla attraverso l’assunzione di elevate quantità di latte e derivati, fonti alimentari a più alta concentrazione di calcio.

    Vedremo in questo articolo come tali indicazioni non siano giustificate, e quali siano le reali frecce al nostro arco per combattere questa patologia.

    osteoporosi

    Strategie

    Nei paesi ricchi si raccomanda un elevato consumo di latticini per la terapia e la prevenzione dell’osteoporosi, senza tenere in considerazione la mancanza di evidenze a sostegno di queste indicazioni, la prevalenza dell’intolleranza al lattosio, nonché il crescente numero di studi a sostegno di come il consumo di latte e derivati possa contribuire ad aumentare il rischio di tumore della prostata e dell’ovaio:

    “The results support the hypothesis that a high intake of protein or calcium from dairy products may increase the risk for prostate cancer” (Allen 2008);
    “A modest elevation in the risk of ovarian cancer was seen for lactose intake at the level that was equivalent to three or more servings of milk per day” (Genkinger 2006).

    I LARN emanati dalla SINU consigliano, per la donna in menopausa, l’assunzione di 1000-1500 mg di calcio al giorno (SINU 1996).

    Tali introiti fanno riferimento alla popolazione onnivora. La dieta occidentale è tuttavia ricca di uova, carne, pesce, pollame, latticini, cereali raffinati, cibi ad elevato contenuto di aminoacidi solforati, che favoriscono la negativizzazione del bilancio del calcio e quindi la sua deplezione dall’osso (ADA 2003). Oltre alle proteine ricche di aminoacidi solforati, altre sostanze responsabili di depauperare di calcio l’organismo (cd calcium robbers) sono il sodio, il fosforo, l’alcol, il caffè, la mancata attività fisica, il fumo.

    Il calcio è un nutriente critico ed è presente in tutti i cibi vegetali, in differente quantità e grado di assimilabilità. Le fonti più ricche di calcio sono le verdure a basso contenuto di ossalati (tutte eccetto spinaci e rape), soprattutto quelle a foglia e quelle della famiglia del cavolo: questo è il calcio alimentare maggiormente biodisponibile (dal 49 al 61%), la sua biodisponibilità è infatti fin quasi doppia rispetto a quella del calcio che si ottiene dal latte vaccino, dal tofu, dai succhi di frutta fortificati (31-32%). Altri cibi vegetali ricchi di calcio quali il latte di soia fortificato, i semi di sesamo, le mandorle e i fagioli hanno una biodisponibilità inferiore (21-24%) (ADA 2003).

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    L’assunzione di almeno 6 porzioni di cibi ricchi di calcio, come dettagliato nella Tabella 3 (Baroni 2009), consente di soddisfare il fabbisogno anche in assenza del contributo dietetico dei derivati del latte, e senza tener in considerazione, visto che mancano ancora chiare indicazioni in merito, che tale fabbisogno di calcio è probabilmente sovrastimato in chi non assume cibi animali. Appare quindi assolutamente necessario rivedere le strategie da applicare per garantire la salute dell’osso durante tutte le fasi della vita.

    Le raccomandazioni finalizzate a rallentare il processo di osteoporosi dovrebbero focalizzarsi sul mantenimento di un bilancio favorevole del calcio: riducendone le perdite, assumendone prevalentemente da fonti vegetali (circa 800 mg al dì), garantendo contemporaneamente buoni livelli di vitamina D all’organismo attraverso l’esposizione alla luce solare (o l’assunzione di integratori), aumentando l’attività fisica e il consumo di frutta e verdura. Gli unici cibi che sembrano poter influenzare positivamente la salute dell’osso non sono i derivati del latte, bensì la frutta e la verdura, probabilmente in virtù dell’elevato potere alcalinizzante e del contenuto in potassio, vitamina K e fitoestrogeni, sostanze che hanno sull’osso un ruolo preciso e distinto da quello proprio del calcio (Strohle 2006).