Fico d'India
Opuntia ficus-indica è pianta originaria del Messico da cui si diffuse, anticamente, tra le popolazioni dell’America Centrale. In epoca storica, Aztechi e Incas la apprezzavano e la coltivavano.
Fu probabilmente Cristoforo Colombo a introdurla in Europa al ritorno dalle “Indie”: nel bacino mediterraneo la pianta trovò un ambiente ideale per la sua diffusione e coltivazione. Oggi il Fico d’India è presente in tutti i paesi tropicali e subtropicali e nelle zone temperate calde. Oltre che alla mano dell’uomo, la sua diffusione è legata alla dispersione dei semi, di cui la pianta è ricchissima, operata dagli uccelli attraverso le loro deiezioni.
Caratteri botanici
Il Fico d’India è specie dal portamento cespuglioso, provvista di rami metamorfosati (pale o cladodi), veri serbatoi d’acqua. Lunghi 20-40 cm, larghi 15-30, spessi 2-4, i cladodi sono appiattiti, parenchimatosi, di forma ovale ed ellittica: rivestiti da una cuticola spessa e di colore verde glauco, hanno aspetto e funzione di foglia (fotosintesi); diventano con il tempo di consistenza fibrolegnosa.
Le pale sono cosparse in superficie di gemme che generano le vere foglie, appena visibili e presto caduche; sugli stessi punti fuoriescono aculei o setole più o meno lunghe e rigide.
In maggio-giugno, sui bordi delle pale spuntano i fiori, ermafroditi, di grandi dimensioni e di colore giallo-verdastro o giallo-arancione o rosso-cremisi, a secondo delle varietà.
I fiori hanno un pistillo e uno stimma multiplo; gli stami sono molteplici, i sepali poco evidenti, i petali di colore giallo-arancio.
L’ovario è infero e uniloculare; la placentazione degli ovuli è parietale. La specie è autofertile; l’impollinazione è prevalentemente entomofila.
La fruttificazione avviene sui cladodi di un anno o due, raramente su quelli di tre.
I frutti (bacche) sono lunghi 5-7 cm, globosi, ovoidi, arrotondati alle estremità; la buccia inizialmente verde, poi giallo-arancio, rossa o rosso-bruna fino al violaceo a maturità (estate-autunno) è provvista di numerosissimi ciuffi di setole sottili, rigide e pungenti. Il colore della polpa cambia con le varietà: è biancastra, giallognolo-arancione o rossa; succosa e molto dolce, contiene numerosi semi, piccoli e duri.
Geografia agraria
La pianta, come molte altre Cactacee, segue il meccanismo della fotosintesi CAM (Crassulacean Acid Metabolism), tipica delle piante viventi in ambienti aridi: l’anidride carbonica dell’aria è utilizzata a fini fotosintetici durante la notte, quando le condizioni ambientali sono tali da permettere, all’apertura degli stomi, una minore dispersione idrica.
Clima
L’optimum per le colture è raggiunto in località dove la temperatura si aggira fra i 5-10 °C d’inverno e i 30-35 °C d’estate, e dove le piante non siano esposte per lunghi periodi a temperature inferiori a 3 °C. In Italia, l’area di coltivazione del Fico d’India parte dai litorali e raggiunge l’altitudine di 800 metri sul livello del mare. In Italia la coltura ha sempre avuto carattere spontaneo.
Coltivazione
Suoli leggeri, asciutti, con pH tra 5 e 7.5 sono i più adatti a questa coltura.
Il Fico d’India si moltiplica per seme e per pala; le pale, di 2 a 3 anni, si raccolgono in autunno o in primavera, di preferenza in maggio; vengono tagliate al punto d’inserzione, si espongono al sole per qualche giorno affinchè la ferita in parte cicatrizzi, quindi si interrano per metà, un po’ coricate obliquamente.
Il Fico d’India comincia a fruttificare verso il 3°-4° anno di vita e continua per molti anni; verso il 10°-12° anno raggiunge la massima produttività: una pianta può dare anche 30 Kg di frutti.
Raccolta
La prima raccolta avviene in luglio-agosto (agostani: frutti di dimensioni ridotte), la raccolta tardiva in autunno, da settembre a novembre (bastardoni: di pezzatura più grande).
Cultivar
Le numerose varietà si distinguono in base alla colorazione del frutto: a frutto giallo (Sulfarina, la più diffusa), a frutto bianco-paglierino (Muscaredda), a frutto rosso (Sanguigna), a frutto senza semi. Esiste anche una varietà senza spine.
In Italia, gran parte della produzione si concentra in Sicilia; seguono, ben distanziate, Puglia, Calabria e Sardegna.
Effetti sullo stato di salute
Molto ricchi di principi antiossidanti, il frutto e i cladodi dei fichi d'India possono essere consumati freschi, o utilizzati per produrre succhi, liquori, gelatine, marmellate.
Fonte: INRAN - Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione
Crediti per la foto inserita nel testo: www.ilgiornaledelcibo.it