• "FRAMMENTI E COLLAGE"
  • 13 Marzo 2017

    Risalire la Latitudine

    “Per vivere in un nuovo paese ti devi abituare a perdere tua memoria, devi imparare tutto da capo, lingua, parole, sapori, gesti, questo vuol dire essere stranieri.

    E’ una spaccatura, qui dentro” si tocca il petto “è terribile, ma è necessaria… La felicità non la dobbiamo cercare nel passato, va cercata qui e ora, il tempo di prima va solo dimenticato”.
    (Marco Baliani: Rememberè. In Chi ha tempo. Storie di giorni che corrono, a cura di Alessandra Urbani. Marcos ultra, 2016)

    Dimenticare “il tempo di prima” per aspirare alla felicità.
    Una felicità al di fuori delle nostre memorie? Lontani dalle sicurezze affettive, dalla condivisione di lingua, costumi sociali, modelli culturali e alimentari assorbiti dalla comunità di origine?
    Si può essere felici facendo propri giudizi di valore che uomini, formati in altri luoghi, estranei, lontani da noi per latitudine, esperienze, sensibilità, ambiente culturale esprimono sulle cose della vita?

    E poi: imparare di nuovo i sapori, riconsiderarne percezione, rilevanza e significati! Sembra un terribile, impossibile assurdo.
    Migrare è soprattutto questo: rinunciare alla visione del mondo che abbiamo ereditato, che, parziale e incompleta come quella di qualsiasi uomo, abbiamo avuto in sorte.  

    In uno studio di qualche anno fa, emigranti di vari paesi accolti in Italia affermavano di acquistare spesso prodotti tipici della loro terra ma che, comunque, il piatto con questi preparato non aveva lo stesso sapore che in patria.