• "FRAMMENTI E COLLAGE"
  • 9 Giugno 2017

    La cioccolata di Guglielmo Tell

      Vincenzino Siani

    A proposito di culture "autentiche", originarie, immacolate. Praticamente estinte, se mai esistite.

     

    La globalizzazione degli ultimi decenni ha stravolto i caratteri di molte cose, di molte tradizioni un tempo in stato di equilibrio con ambiente e storia locali.

    L’evoluzione culturale accompagna la storia dell’umanità e spesso è indirizzata sin da tempi remoti dai contatti innanzitutto commerciali fra popolazioni geograficamente lontane che portavano i loro prodotti, la loro cultura, la loro tecnologia e il loro modo di guardare alla vita in luoghi lontani; a volte al di là di barriere naturali, al di là di mari e oceani.

    E’ per questo che la storia del cibo ci parla della storia dell’uomo. E anzi, “la storia dell’uomo è intelligibile solo nel contesto della storia del cibo” (Roland Barthes).

    Nel tempo, tutte le culture umane raggiunte da traffici commerciali hanno adottato come cibo specie vegetali e animali sconosciute, espressioni di terre lontane, selezionate da uomini che tali terre avevano colonizzato in epoche storiche e preistoriche.
    Nella preparazione culinaria di tali specie ogni cultura ha applicato i suoi modi di operare con fuoco, grassi, spezie, tempo, associazioni, conservazione, consumo: il proprio “know how” esercitato su specie edibili non autoctone, lontane dai propri territori, “importate”.
    Il risultato è stato che spesso il successo ottenuto da tali “ricette” si espandesse al resto del mondo a indicare un tratto caratteristico di una determinata cultura e rimandare a uno “stile alimentare”, paradigma di un modo di rapportarsi alla natura.

    Le modalità di preparazione del cibo hanno assunto carattere di “tipicità etnica”.

    Oggi, quando si parla di “cucina etnica” si crede di far riferimento alle origini territoriali naturali dei cibi ma, in realtà, è più appropriato dire che ci riferiamo a un particolare modo di trattare quei cibi in uso presso una determinata popolazione.

    Gli spaghetti al pomodoro in Italia, le patate in Irlanda, i piatti speziati in India, la cioccolata in Svizzera, il riso in Cina o, per chi mangia carne, il bacon in Inghilterra e le bistecche di manzo in Argentina sono altrettanti “topics” per le fantasie del consumatore.
    Nessuna di tali leccornie deriva da specie naturali originarie dell’Italia, dell’India o della Svizzera: Guglielmo Tell non ha mai conosciuto la cioccolata, portata in Europa dagli spagnoli dopo la conquista del Messico; pomodori e peperoncini sono anch’essi messicani; gli spaghetti non sono italiani ma cinesi; pepe, chiodi di garofano, noce moscata e cannella hanno le loro origini ben oltre l’India, nei territori dell’estremo Oriente raggiunti da Vasco de Gama prima e da Magellano poi alla ricerca di nuove, celeri, brevi rotte verso le Isole delle Spezie (Molucche, Banda, Goa: https://www.nutrirsi.eu/nutrizione-vegetariana-alimenti-educazione/da-genti-e-paesi-lontani)
    E tuttavia i modi degli italiani di preparare la pasta al pomodoro o degli Svizzeri di produrre cioccolata fanno di tali prodotti delle specialità “etniche”, portatrici di riconoscibili culture.

    Il cibo, per Homo sapiens, è sempre più materia di confronto culturale, “una forma sofisticatamente orchestrata di comunicazione, che diffonde i valori, le credenze e i principi pragmatici che caratterizzano la cultura nella sua interezza” (R. Barthes).