• Diario d'ascolto
  • 3 Luglio 2019

    Una messa per la nazione

      Carlo Piccardi

    L’Istoria musicale dovrà un giorno registrare che nella tal epoca, alla morte di un Uomo celebre, tutta l’arte italiana si riunì per eseguire nel San Petronio di Bologna una Messa da morto composta espressamente da molti Maestri, il cui originale si conserva sotto sigillo nel Liceo di Bologna.

     

    Con queste parole Giuseppe Verdi, rivolto ad Angelo Mariani, commentava il suo progetto di una Messa da Requiem in morte di Rossini (13 novembre 1868), maturato non solo come omaggio a un grande maestro dell’arte operistica, ma come celebrazione da parte dell’arte musicale italiana del suo maggior rappresentante attraverso se stessa.

    Affidato da Verdi all’editore Tito Ricordi e a una commissione appositamente insediata a Milano, il progetto prese effettivamente corpo.
    Prima della scadenza del primo anniversario della morte del Pesarese già era possibile riunire le tredici parti del lavoro collettivo di altrettanti compositori rappresentanti l’Italia in tutte le sue regioni: Antonio Buzzolla, Antonio Bazzini, Carlo Pedroni, Antonio Cagnoni, Federico Ricci, Alessandro Ninni, Raimondo Bucheron, Carlo Coccia, Gaetano Gaspari, Pietro Platania, Lauro Rossi, Teodulo Mabellini e naturalmente lo stesso Verdi.

     ROSSINI

    All’esecuzione tuttavia non si giunse mai, per una serie di motivi non del tutto chiari e comprensibili ma che lasciano perlomeno capire come una parte non indifferente del mancato successo dell’impresa artistica fosse motivato dall’inconciliabilità tra due diverse visioni in cui si sviluppava la dialettica politico-culturale dell’Italia da poco unificata. Il progetto verdiano cioè mirava a sottolineare l’ormai acquisita idea di nazione, in un senso che però tendeva a radicarne il senso e il significato nel concetto di continuità con la tradizione, di cui Rossini era considerato come il garante dal punto di vista musicale. Di qui l’idea del musicista di fare della Messa un monumento, escluso dall’utilizzazione occasionale e rigorosamente destinato alle celebrazioni rossiniane, consegnato alla città di Bologna affinché lo conservasse come una specie di mausoleo musicale con cui avrebbero dovuto misurarsi gli slanci artistici di un’Italia nuova che Verdi tuttavia concepiva solo in un rapporto fecondo con il proprio passato.

     LIBERA ME DOMINE
    "Libera me, Domine" di Giuseppe Verdi

    Il destino invece dispose diversamente. L’impresario del teatro bolognese rifiutò di mettere a disposizione cantanti, coro e orchestra. La giunta municipale della città non seppe fare di meglio che trincerarsi dietro cavilli contrattuali che la pretendevano nell’incapacità di fare pressioni sull’impresario. Dietro tutto ciò si agitava però la realtà di un teatro che stava giocando le sue carte dalla parte dei giovani maestri del rinnovamento: Dall’Argine, Marchetti, Boito, Faccio, maestri non a caso esclusi dall’omaggio a Rossini.
    Vi era poi la realtà di un’amministrazione comunale che si batteva per il progresso, per le industrie, per la riforma agraria, decisa a scrollarsi di dosso le pastoie che la legavano al passato e che, nello slancio verso il futuro, stava appunto già predisponendo il terreno a quella “musica dell’avvenire” invocata nel nome di Wagner che di lì a poco - la prima rappresentazione del Lohengrin è del 1871 - avrebbe fatto di Bologna la città wagneriana d’Italia.

    Helmuth Rilling
    Helmuth Rilling

    MESSA ROSSINI LP RILLING

    La Messa per Rossini non fu quindi mai eseguita e non divenne fatto storico. Dovette passare più di un secolo per vederla approdare in una chiesa o in una sala da concerto, come avvenne a Stoccarda e a Parma nel 1988, in pregevoli esecuzioni dirette da Helmuth Rilling, a rivelare proprio ciò in cui Verdi credeva, cioè la forza di una tradizione, di una scuola di musica sacra solidissima e non languente, non in balìa dell’accademismo ma capace di innestare sull’impianto della tradizione concertante, che sta alla base di tutti gli autori e di tutti i brani, quel quoziente lirico largamente collaudato nel teatro e che la musica di chiesa ormai accoglieva come spinta al rinnovamento.

    Tuttavia dal nucleo del “Libera me” di propria mano che concludeva il suo progetto Verdi, qualche anno dopo, maturò l’idea della Messa da Requiem dedicata alla memoria di Alessandro Manzoni, eseguita nel 1874 al Teatro alla Scala nel primo anniversario della morte del grande scrittore.

    REQUIEM PER ROSSINI BOLOGNA