«Cantava la mia donna / che parea l’Usignolo, e l’Usignolo / cantava che parea la donna mia. /
Dopo Beethoven, ma già con Beethoven, le tappe evolutive della sinfonia si situarono prevalentemente nelle zone più tormentate della coscienza del tempo
Dopo la temperie espressionistica che vide la musica confrontarsi problematicamente con la realtà del tempo, l’evoluzione del dopoguerra, con gli obiettivi concentrati nella verifica strutturale del linguaggio seriale, parve abdicare di fronte al compito di testimonianza nei confronti della società.
La Settima Sinfonia di Anton Bruckner è l’opera che più delle precedenti rivela l’impronta wagneriana: l’Adagio, anche grazie al rilievo assicurato al quartetto di tube, si tramuta in un omaggio accorato alla memoria del grande operista morto proprio mentre il maestro era impegnato nella composizione di questo suo capolavoro.
Nella definizione del ruolo assunto da Petrassi nell’ambito della musica moderna italiana si è troppo presto indugiato a delimitare la componente «neoclassica» del suo stile,
In un poema del 1523 Hans Sachs descrisse l’opera riformatrice di Lutero come il canto dell’«usignolo di Wittenberg».
Dopo anni trascorsi essenzialmente nel chiuso del laboratorio elettroacustico, il silenzio religioso che alla fine degli anni Sessanta iniziò ad accompagnare le apparizioni di Karlheinz Stockhausen
Della Passione secondo Matteo Hermann Abert ha lasciato scritto che essa sarebbe stata «l’ultima testimonianza vivente di un modo di sentire in cui arte e religione erano ancora la stessa cosa e in cui simile alleanza era posta al servizio dell’educazione etico-religiosa del popolo».
Se esiste un musicista irriducibile alla categoria di nazione nell’Ottocento è Franz Liszt
Non si può affermare che la stagione neoclassica novecentesca, benché rappresentata da alcune fra le figure più rilevanti del secolo, sia stata la meglio servita a livello di critica messa a punto.