• LIBRI, MEDIA
  • 27 Gennaio 2020

    NEL PAESE DELLA PSEUDOSCIENZA

    Viviamo nel paese della pseudoscienza? In Italia c’è più pseudoscienza che altrove? Il caso Di Bella e il metodo Stamina, due esempi di trattamenti fasulli, ma anche l’isteria che ha circondato gli ogm e persino i vaccini sono segni di un fenomeno tanto diffuso quanto pericoloso. 
    Le pseudoscienze sono sempre fondate su dogmi e ideologie che non possono essere messe in discussione. 
    Le teorie falsamente scientifiche non vengono mai formulate in modo tale da poter essere provate o smentite, i metodi sono segreti e rivelano una straordinaria utilità pratica, come la capacità di curare malattie gravi. I resoconti sperimentali o clinici sono spesso incompleti e frammentari e, soprattutto, non finiscono mai sulle riviste scientifiche, ma sui social.
    E sui canali mediatici più potenti della nostra epoca gli pseudoscienziati non usano argomenti logici, bensì il linguaggio delle emozioni.

    Ma perché preferiamo credere alla pseudoscienza? Perché la troviamo più naturale della scienza?

    Gilberto Corbellini disegna una mappa dei pregiudizi più nocivi che colpiscono il nostro senso comune e, con la chiarezza e il rigore di un approccio naturalistico, ci guida alla scoperta delle origini e del modo di funzionare della pseudoscienza.
    Un fenomeno che minaccia profondamente la nostra società: la intossica, perché mette alla prova le basi cognitive che permettono la complessa costruzione del tessuto morale e politico di ogni democrazia liberale. Mentre “la scienza”, spiega Corbellini, “favorisce la diffusione del pensiero critico e così produce libertà”.

     

    CORBELLINI FOTO OK BN 

    Per scienza non si intende qualche spiegazione, scoperta o invenzione, cioè non tanto il contenuto di conoscenze di un particolare ambito di ricerca empirica, ma i metodi o processi e ragionamenti, nonché le forme psicologiche che li manifestano, attraverso cui queste conoscenze sono ottenute e costantemente riesaminate.

    L’invenzione del metodo scientifico, ovvero un regolare uso nei secoli di alcuni modi di interrogare la natura per trovare risposte a problemi pratici o teorici, a partire dai greci, giungeva a maturazione, come abbiamo visto, nei primi decenni del Seicento, e introduceva nelle società umane una serie di vincoli cognitivi, cioè di strumenti di controllo sul ragionamento  per usare in modo logicamente valido i fatti, che hanno canalizzato il pensiero e le decisioni umane non solo verso lo studio e la spiegazione del mondo circostante e la soluzione efficace di problemi contingenti, ma anche verso un’espansione crescente di libertà e di rispetto tra le persone.

    La nostra specie ha percorso una lunga storia evolutiva, e a un certo punto alcuni gruppi hanno incontrato condizioni specifiche che hanno reso possibile o hanno richiesto l’organizzazione mentale di un particolare modo di usare gli strumenti del ragionamento astratto, già sviluppati attraverso la costruzione dei manufatti litici, applicandoli a fenomeni ben descritti ma non spiegati, e introducendo un controllo empirico delle teorie.

    Le pseudoscienze sono elementi tossici per le società moderne e complesse, in quanto smantellano le basi cognitive e, di conseguenza, come vedremo, anche quelle morali e politiche della convivenza civile e dei processi decisionali che caratterizzano la superiorità culturale dei sistemi liberali: lo fanno distorcendo la percezione sociale della scienza e il funzionamento dei processi decisionali.

    Gilberto Corbellini
    NEL PAESE DELLA PSEUDOSCIENZA
    2019. Feltrinelli editore, Milano.