• "FRAMMENTI E COLLAGE"
  • 30 Marzo 2017

    Di nuovo, sorprendentemente, il carbone

    Seduto a poppa della Nellie, una iolla da crociera, all’ancora sull’estuario del Tamigi in attesa del riflusso, Charlie Marlow racconta ai suoi amici di quando navigava al largo della costa occidentale d’Africa.

    “Una volta, ricordo, ci imbattemmo in una nave da guerra ancorata al largo della costa. Non c’era neanche una capanna in quel tratto, e la nave bombardava la boscaglia. A quanto pare i francesi avevano in corso da quelle parti una loro guerra. La bandiera nazionale pendeva flaccida come uno straccio; le bocche dei lunghi cannoni da sei pollici sbucavano tutt’intorno dallo scafo basso; un oleoso e viscido mare lungo lo dondolava pigramente su e giù, facendo oscillare i suoi alberi esili. Nell’immensità vuota della terra, del cielo e dell’acqua, c’era quella nave, incomprensibile, intenta a bombardare un continente”.

    Oltre un secolo dalla pubblicazione di Cuore di tenebre (J. Conrad, 1899)  l’immagine della cannoniera che bombarda un continente continua a stupirci.
    Quella nave è l’uomo e il continente la Natura.

    Conrad conosce le miserie del colonialismo, la rotta definita dal potere del denaro, il verso dell’evoluzione del mondo nuovo: il fumo dei piroscafi contro il candore delle vele, il rumore assordante dei motori contro il sussurro dei venti. Sa che “il fumo eruttato dalla corta ciminiera nera della Nettuno”, cannoniera olandese al comando del luogotenente Heemskirk, oscurerà “il soleggiato candore delle vele del Bonito”, il brigantino di Jasper Allen che “sembrava possedesse il segreto della perpetua giovinezza” (J. Conrad: Freja delle Sette Isole. 1912).

    Fine ‘800; il carbone, non più il vento, sarebbe stato la forza trattiva del mondo.